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Avv. Armida Mancino: “La costituzione italiana spiegata ai bambini”. Articoli 5 e 6


La costituzione spiegata ai bambini – rudimenti di educazione civica per tutti

Cari bambini e cari adulti, cari amici di montediprocidapuntocom, oggi riprendiamo il nostro piccolo corso di educazione civica tramite la lettura della Costituzione con la narrazione degli articoli 5 e 6:

Articolo 5: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Articolo 6: La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche 

Ho deciso di parlare insieme degli articoli 5 e 6 perché leggerli insieme ci aiuta a capirli meglio. Fin da bambini ci hanno insegnato (o insegneranno ai nostri giovani lettori) che l’Italia è una Repubblica giovanissima, ma è anche uno Stato giovane. L’Unità d’Italia fu compiuta solo nel 1861; fino a quell’anno nella nostra amata Patria c’erano tanti piccoli stati e staterelli, alcuni avevano a capo Re stranieri, e c’era anche l’ampio stato temporale della Chiesa cattolica.

L’Italia unita aveva invece un solo Re, per il quale non è mai stato facile governare un popolo che era formato da tante differenti popolazioni, da persone che parlavano tante lingue differenti e neppure riuscivano a capirsi tra loro.

Al nord Italia, zona di confine con gli altri stati, c’erano tanti italiani di origine tedesca, ladina, francese o slovena; italiani veri ma che parlavano lingue diverse, e con abitudini di vita differenti, e lo stesso era nelle regioni lontane come la Sardegna.

Ancora oggi, cari fanciulli, è facile accorgersi, anche scambiando solo due chiacchiere, se una persona vive a Milano o a Napoli. Ma la nostra lingua ufficiale è una, l’italiano, ed è questa la lingua che si insegna a scuola, e che ogni bambino ha il diritto e il dovere di imparare.

Ma attenzione! Questo non significa che le lingue o i dialetti differenti vadano dimenticati. Anzi, è molto importante conservare le parole: con le parole si conservano e si proteggono la memoria e la storia, e queste riguardano ogni persona e tutte le persone.

Abbiamo già spiegato, ma non dobbiamo stancarci di ripetere, che la mamma Costituzione è figlia del suo tempo; ciò vuol dire che i Padri costituenti volevano proteggere ciò che il dittatore vigliacco aveva tentato di distruggere, e cioè la diversità di ogni territorio italiano.

Come ogni paese ha la sua specialità gastronomica, il suo “piatto forte”, così ha anche delle regole particolari che si sono tramandate di padre in figlio (le “consuetudini”).

E il compito della legge è non solo di essere uguale, e giusta, per tutti, ma anche di rispettare le diversità.

I dittatori ci vogliono sempre tutti omologati, cioè tutti con le stesse idee; la democrazia, al contrario, crede che ciascun cittadino possa avere le proprie idee, e che queste possano convivere pacificamente. E’ un po’ come i gusti del gelato: se al dittatore piacesse il cioccolato saremmo costretti tutti a mangiare quel gelato; quando invece uno Stato è democratico, ogni cittadino può scegliere quale gusto mangiare, e quali gusti mettere insieme.

Ma non basta essere liberi di parlare una lingua; lo Stato democratico deve garantire anche che le lingue parlate da una minoranza, cioè da un piccolo numero di persone, vengano protette.

Facciamo un esempio anche qui: siete mai andati al cinema? Il cinema è una stanza con tante sedie e un grande schermo; le sedie sono tutte uguali e alla stessa altezza, ma per un bambino non è possibile guardare lo schermo senza un cuscino.

Questo esempio fa capire quella che è la differenza fra eguaglianza ed equità: eguaglianza vuol dire uguale per tutti, equità vuol dire aiutare a far diventare l’eguaglianza un fatto concreto, e quindi aiutare chi sta in difficoltà. E democrazia significa anche questo: essere giusti. E per essere giusti dobbiamo aiutare chi è in difficoltà, aiutarlo ad essere sé stesso e rispettando la sua identità (ricordate l’articolo tre?).

E, proprio per questo, accanto a quello che noi giuristi chiamiamo “Stato centrale” (cioè lo Stato italiano, con il suo Governo e il suo Parlamento) ci sono delle altre organizzazioni: le regioni, le province, i comuni, le città metropolitane e le comunità montane. Sono organizzazioni più piccole e, perciò, più adatte a conoscere i bisogni dei cittadini e più adatte a governare i territori; queste organizzazioni, dove ogni cittadino può decidere da chi farsi rappresentare attraverso il diritto di voto libero e segreto, regolano, appunto, la vita dei nostri territori.

Allora cari fanciulli, la prossima volta che incontrate un bambino che parla una lingua diversa dalla vostra, o che mangia un cibo che non conoscete, non siate spaventati. Non abbiate mai paura di ciò che vi sembra “diverso”, ma cercate di imparare le cose nuove, e di insegnare agli altri quello che sapete voi. La conoscenza è una delle medicine più importanti per la mente di ogni persona.

Armida Mancino

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