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Campi Flegrei, i vulcanologi ricostruiscono la storia segreta delle eruzioni vulcaniche degli ultimi 2000 anni

Gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università degli Studi Roma Tre hanno condotto uno studio sulla deformazione del suolo ai Campi Flegrei, un’area vulcanica nell’Italia meridionale, per comprendere meglio i processi che precedono e seguono un’eruzione vulcanica. Utilizzando un dataset unico al mondo che combina dati geologici, archeologici e storici, i ricercatori hanno ricostruito le variazioni del livello del suolo nella regione tra il 1515 e il 1650, concentrandosi sull’unica eruzione della caldera flegrea che può essere analizzata storicamente, avvenuta nel 1538 e che ha dato origine al Monte Nuovo.

Attraverso l’applicazione di modelli matematici per simulare il sistema magmatico dei Campi Flegrei, i ricercatori hanno scoperto che l’eruzione del 1538 è stata preceduta da un’intensa deformazione del suolo, che si è verificata prima nell’area di Pozzuoli e successivamente si è concentrata nell’area della futura bocca eruttiva, con un sollevamento del suolo di 20 metri. Dopo l’eruzione, la caldera ha subito fenomeni di subsidenza fino al 1540, seguiti da un sollevamento del suolo fino al 1582, durato oltre 40 anni, prima di entrare in una fase successiva di subsidenza che si ritiene sia durata fino alla metà del XX secolo.

I modelli hanno anche rivelato che durante l’eruzione c’è stato un trasferimento di magma dalla profondità di circa 4 km verso la bocca eruttiva di Monte Nuovo. Inoltre, nel periodo successivo caratterizzato dal sollevamento del suolo, si è verificato un ulteriore trasferimento di magma a causa della risalita di nuovo magma, sebbene non abbia raggiunto la superficie. Questo fenomeno è stato definito “eruzione abortita”.

È stato stimato che la quantità di magma eruttato nel 1538 rappresenta solo l’1% circa di quello accumulato sotto il vulcano tra il 1250 e il 1650, evidenziando la capacità del sistema flegreo di trattenere il magma e di eruttare solo una piccola parte di esso.

Lo studio sottolinea l’importanza di integrare dati geologici, stratigrafici, archeologici e storici con le moderne tecnologie di monitoraggio vulcanico per ottenere una migliore comprensione della dinamica vulcanica. I risultati del lavoro forniscono una cronologia di quasi 2000 anni di deformazione del suolo ai Campi Flegrei, che può contribuire a migliorare gli strumenti di previsione e prevenzione per la protezione civile.

È importante notare che al momento lo studio ha principalmente una valenza scientifica e non ha implicazioni dirette per la sicurezza della popolazione o le misure di protezione civile, ma potrebbe fornire informazioni utili per future valutazioni del rischio vulcanico nella regione.

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