Home » Cronaca » Lutto e dolore nel mondo per la morte di Nelson Mandela

Lutto e dolore nel mondo per la morte di Nelson Mandela

Morto Nelson Mandela, aveva 95 anni
Addio al padre della lotta contro l’apartheid

L’annuncio del presidente Zuma: «Profonda gratitudine». Bandiere a mezz’asta e funerali di Stato per «Madiba»

Nelson Mandela è morto a 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato giovedì sera in un commosso discorso televisivo alla nazione la scomparsa del suo predecessore, eroe della lotta all’apartheid nel Paese. «I nostri pensieri – ha detto – sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano». Zuma, visibilmente commosso, ha espresso «profonda gratitudine» per Mandela e ha ordinato il lutto nazionale. Le bandiere saranno a mezz’asta in tutto il Paese da venerdì al giorno delle esequie. «La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa», ha detto ancora Zuma.«Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre». Nel suo annuncio Zuma si è rivolto ripetutamente a Mandela col suo popolare e affettuoso soprannome: Madiba.

 

La tomba se la immaginava così: «Una semplice pietra con su scritto Mandela». «Se vado in paradiso — scherzava — la prima cosa che farò sarà cercare la sede dell’Anc». Rolihlahla Nelson Mandela ha sempre perdonato il suo partito, l’African National Congress, che da vivo ha fatto di lui un monumento ben più ingombrante di una semplice pietra infischiandosene però dei suoi insegnamenti. Per questo, da vero capo, in paradiso per prima cosa vorrà parlare con il principale. Ha fatto così con i signori dell’apartheid, anche se ci sono voluti oltre 20 annidi prigione per convincerli a trattare faccia a faccia la fine della segregazione razziale in Sudafrica.

Mandela, una vita per la libertà

 

PATRIOTA D’AFRICA – Il signore della riconciliazione si considerava prima di tutto «un patriota africano». Era nato il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo. Il suo nome, Rolihlahla, vuol dire rompiscatole, «colui che spezza i rami». Sarà un’insegnante a ribattezzarlo Nelson. Rimasto orfano di padre a 11 anni, viene preso sotto l’ala del capo Jongintaba. La madre lo spinge a studiare. A 21 anni entra all’università per neri di Fort Hare, fondata da missionari scozzesi. Studia inglese, antropologia e legge. Adora ballare. Quando però il capo villaggio decide per lui nozze combinate, scappa con un amico a Johannesburg, procurandosi i soldi del viaggio vendendo un paio di mucche del capo. Vive nella township di Alexandra, studia a lume di candela. Nel ’43 si laurea per corrispondenza a Fort Hare, conosce Evelyn. Si sposano nel ’44. Nelson ha 26 anni. Studia da avvocato alla Wits, unico nero della classe. Abita a Soweto.

Nelson Mandel con l’attrice premio Oscar, la sudafricana Charlize Theron (Epa)Nelson Mandel con l’attrice premio Oscar, la sudafricana Charlize Theron (Epa)AVVOCATO NELL’APARTHEID – Negli anni successivi il Sudafrica dei bianchi e del nuovo Partito Nazionale costruisce i muri dell’apartheid: no ai matrimoni misti, sì alla divisione razziale (Population Act) e alla segregazione dei neri in zone apposite (Group Areas Act). Mandela è eletto capo dei giovani dell’African National Congress (Anc). Con l’amico Oliver Tambo apre uno studio legale. Primo vero arresto nel 1956, in seguito alla Freedom Charter: detenuto (in attesa di processo) con altri 155 al Vecchio Forte. Esce dopo due settimane e trova la casa vuota: Evelyn, che non sopporta il suo impegno politico (e la latitanza familiare), se n’è andata con i figli (e le tende). Nella sua vita entra Winnie, che lui ha intravisto alla fermata dell’autobus.

Morto Mandela, le foto con i leader del mondo

 

IN CARCERE – Dopo il massacro di Sharpeville (1960) dove la polizia bianca uccide 60 neri, Nelson è imprigionato per 5 mesi con l’accusa di comunismo. Assolto, si dà alla clandestinità. Diventa «la primula nera», fonda «la Lancia della Nazione», il braccio militare dell’Anc che si propone il sabotaggio di strutture governative senza violenze contro i civili. Lo arrestano in auto il 5 agosto 1962. In tribunale pronuncia un primo discorso che passerà alla storia: «Nella mia vita mi sono battuto contro la dominazione bianca, e mi sono battuto contro la dominazione nera. Ho creduto nell’ideale di una società democratica e libera, in cui tutti vivano insieme in armonia e con uguali opportunità. È un ideale a cui spero di dedicare la vita. Ma se necessario è un ideale per cui sono pronto a morire». Dal 1964 sconta l’ergastolo a Robben Island. Sul braccio il tatuaggio con il numero di prigioniero: 466/64. Gli fanno spaccare pietre nella luce accecante della cava. Fuori, gli anni ’60 sono il trionfo dell’apartheid. Dentro, Mandela studia la lingua del «nemico», l’afrikaans, fa amicizia con i secondini, scrive un’autobiografia. Nel 1976 gli è concesso di coltivare un piccolo orto di pomodori, che più tardi rimpiangerà di aver curato più delle sue figlie. Quell’anno la rivolta di Soweto segna un cambio di marcia nella lotta al regime bianco, mentre Nelson rifiuta la libertà offertagli dal governo in cambio dell’autoesilio nella regione natale.

«I WILL RETURN» – Passeranno ancora sei anni prima che il leader dell’Anc lasci Robben Island per una prigione sulla terraferma. A poco a poco cambia il clima internazionale. Nel 1985 il presidente P.W. Botha offre a Mandela la libertà a condizione che rigetti la violenza.
Nelson Mandela con la maglia  degli Springboks (Epa)Nelson Mandela con la maglia degli Springboks (Epa)La risposta è in una lettera che la figlia Zindzi legge al popolo dell’Anc nello stadio di Soweto: «Solo gli uomini liberi possono negoziare — scrive Mandela — La mia libertà e la vostra non possono essere separate. I will return. Ritorna l’11 febbraio 1990: libero, senza condizioni, dopo più di 10 mila giorni di prigionia. Comincia la sua terza vita: Mandela il riconciliatore. «I bianchi sono nostri concittadini, chi rifiuta l’apartheid sarà accolto nella lotta comune per un Sudafrica democratico e non razziale».
Nel ’92 Nelson si separa da Winnie, la donna più amata l’ha tradito con altri, è diventata un’estranea.

NOBEL PER LA PACE – Nel ’93, in tandem con De Klerk, arriva il Nobel per la Pace. Ma in Sudafrica sono giorni di tensione: bianchi contro neri, zulu contro xhosa, voci di colpo di stato, l’omicidio di Chris Hani, icona dell’Anc. Mandela impone la sua linea: niente vendette, «siamo una forza disciplinata per la pace». Dirà l’amico arcivescovo Desmond Tutu: «Senza di lui non ce l’avremmo fatta». Il 27 aprile 1994, 23 milioni di sudafricani in coda ai seggi. Mandela presidente. Quel giorno, «una nazione è rinata». Nel 1998, il giorno dell’80esimo compleanno, Nelson sposa Graça, vedova del presidente del Mozambico Samora Machel, e con lei va a vivere nel quartiere residenziale di Houghton, un tempo riservato ai bianchi, in una casa dove ospita gli oltre venti nipoti e bisnipoti. L’anno dopo, a fine mandato, lascia la politica. Nel 2004 si ritira a vita privata: «Non cercatemi — dice ai sudafricani — vi cerco io». Con i successori Thabo Mbeki e Jacob Zuma, che lui non ha scelto ma subìto, il Sudafrica è entrato nell’era della disillusione e della delusione. L’ultimo periodo Mandela l’ha passato a Qunu, tra le colline dell’infanzia. L’interno della casa che si è fatto costruire è una copia della villetta dove passò gli ultimi due anni di prigionia, gli anni che lui considerava «tra i più felici» della sua vita.

fonte www.corrieredellasera.it

Commenti:

Notizia interessante

Mario Rui a Monte di Procida, partita per il figlio da “Da Innaro” contro i giovani montesi

Mario Rui Silva Duarte, il calciatore portoghese del Napoli, è stato oggi pomeriggio presso il …