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Condono per 10 mila abusi concentrati nella citta’ di Napoli e Campi Flegrei.

NAPOLI – La cartellina azzurra è sul tavolo dell’assessore all’Urbanistica Luigi De Falco: «Regolamento per il condono dei grandi abusi». La ripresa autunnale avrà nell’urbanistica e nel riordino del territorio il suo deus ex machina.

Un condono – non un nuovo condono ma quello già in essere con l’aggiunta del nuovo regolamento – per sanare sì, ma soprattutto per acquisire beni (se non condonabili) abbattere, prevenire e fare cassa. Una tantum, punto e basta per chiudere una vicenda che negli ultimi dieci anni conta ben 11 sanatorie. Questa volta però si parla di grandi abusi, non di verande o tapparelle, peccati veniali a confronto di sovracostruzioni e di interi edifici ex novo tirati su dal nulla. Il numero è mostruoso, per difetto si parla di 10mila casi.

Concentrati nelle aree dei Campi Flegrei, Parco delle Colline, Posillipo, Agnano e i Camaldoli. «Ammesso che si possano condonare – spiega De Falco – varrà per una volta ed è un piacere che facciamo a chi verrà condonato che dovrà pagare rendendo poi comunque l’opera più armonica rispetto al paesaggio dove è collocata. Il nuovo regolamento comprenderà cinque zone. Tutti cominceranno a pagare a partire da uno. Più la zona dove si è fatto l’abuso è di pregio maggiore sarà poi di conseguenza il prezzo da pagare. E voglio ricordare che già abbiamo raddoppiato l’aliquota per chi fa il danno ambientale. Il condono deve finire per poi trasformare quell’ufficio in altro.

Questo è l’obiettivo dell’amministrazione». Il punto nevralgico sarà quello di stabilire dei criteri che non siano discrezionali nell’applicazione della sanzione. Abbattere in caso di non possibilità di condonare ma l’obiettivo è quello di acquisire per dare l’esempio. Nella sostanza così come si è fatto per la villa di Posillipo di Michele Zaza. Si poteva abbattere ma la commissione urbanistica ha deciso «eccezionalmente» di non farlo e di riaffidare ai disabili il bene. Il messaggio che deve venire fuori è chiaro: chi fa l’abuso deve sapere che non la passerà liscia perché o con l’abbattimento o con l’acquisizione, come dispone la legge, non potrà godere del bene.

«Voglio raccontare un aneddoto – spiega De Falco – nel 1995 ero dirigente esterno nella giunta di Antonio Bassolino ci arrivò il piano per l’Hotel Tiberio, una variante urbanistica camuffata da licenza edilizia. La bocciammo e partì il sequestro. Poi con la legge 662 fu chiarito che chi aveva avuto lo stop alla licenza edilizia poteva accedere al condono. Ebbene quelli dell’hotel Tiberio ebbero il condono ma dopo sono andati oltre quello che aveva deciso di fare. Ecco queste cose non devono accadere mai più».
Nella sostanza custodire il territorio affidandosi a un’attività di prevenzione in cui i vigili urbani devono fare la loro parte. Ma facendo scendere in campo i volontari. Non gente qualsiasi, una vera e propria rete già bella e pronta, «l’associazione 147» costituita in gran parte da architetti e ingegneri, aderente a Italia nostra.

E di cui è membro Gaetano Troncone, consigliere comunale dell’Idv e architetto. Un lavoro cominciato mesi fa e che ora è arrivato al termine. Napoli divisa in zone con ben 700 adesioni di professionisti a vigilare che non ci siano abusi. Le sentinelle del territorio. Distribuite in tutti i quartieri. La mappa verrà presentata ufficialmente a settembre. Tuttavia chi h avuto modo di vederla può notare che nei quartieri più a rischio abusio soprattto in agosto, le sentinelle hanno lavorato sodo.

E fioccheranno le denunce. Il modulo sul sito dell’associazione è stato preso d’assalto: «L’amministrazione ritiene come noi che gli architetti, ingegneri, geometri, geologi e gli agronomi, grazie alle loro specifiche competenze tecniche, siano le persone più qualificate a rilevare e descrivere fenomeni di abusivismo edilizio, e al tempo stesso quelle più capaci di effettuare precise ed accurate segnalazioni, al fine di individuare facilmente la localizzazione dell’illecito» l’incipit. Il protocollo prevede naturalmente la massima riservatezza del denunciante.
fonte www.ilmattino.it

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