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Monte di Procida, le elezioni del 1960 e del 1962; la caduta della D.C. di Tozzi e l’ascesa del prof. Scotto di Perta

Le elezioni comunali del novembre 1960 videro la piena conferma della Democrazia Cristiana guidata dal dott. Roberto Tozzi che venne rieletto, dal consiglio comunale, sindaco di Monte di Procida per la terza volta consecutiva.

L’apprezzato medico abruzzese, specializzato in ginecologia e sposato con una donna della potente famiglia Pescarola di Procida, arrivò sul Monte nei primi anni ’30, inviato dal regime fascista in qualità di medico condotto e nominato poi podestà del paese dal 10 giugno 1932 all’8 luglio 1934 e successivamente commissario prefettizio del comune di Monte di Procida dal 1941 al 1943, proprio durante gli anni della seconda guerra mondiale.

Nel 1952, Tozzi ebbe la particolare idea di candidarsi al comune montese con la lista civica della Madonna Assunta, in quanto per simbolo presentava proprio l’immagine di Maria SS. Assunta, contrapposta al simbolo dello scudo crociato della D.C. del dott. Michele Coppola.

Così, mentre i democristiani proponevano ai montesi di votare mettendo la croce sulla Croce di Cristo, i Tozziani ribattevano invitando gli elettori a mettere la croce sulla Madonna che era la mamma di Gesù Cristo e quindi era sicuramente più importante della Croce, oltre ad essere la nostra amata Santa Patrona.

A quanto pare questo stratagemma influì non poco sull’esito di quelle elezioni e così Tozzi riuscì a battere la D.C. del dott. Coppola, divenendo poi sindaco del paese per la prima volta.
In seguito, Tozzi venne confermato sindaco anche nel 1956 e nel 1960, però con la lista della Democrazia Cristiana che nel frattempo era passata nelle sue mani.

Ma quel che accadde all’interno della vincente D.C., dopo le elezioni del ’60, fu qualcosa di abbastanza particolare.

Tre dei sedici candidati eletti nella lista dello scudo crociato risultarono ineleggibili alla carica di consigliere comunale, per pendenze di lite nei confronti del Comune di Monte di Procida e per situazioni di conflitto di interessi nei confronti dell’ente stesso.
A quel punto, la Democrazia Cristiana avrebbe ugualmente potuto amministrare, avendo comunque una maggioranza di 13 consiglieri contro i 4 di opposizione, ma tutti i consiglieri neo-eletti nel partito guidato da Tozzi, forti del grande consenso elettorale ottenuto nella tornata elettorale del 1960, decisero di dimettersi in massa per solidarietà verso i colleghi esclusi.
Il loro intento era chiaramente quello di concedere tempo ai 3 consiglieri respinti di risolvere i problemi di ineleggibilità e di andare a nuove elezioni, con la ferma convinzione di rivincerle senza problemi. Molto probabilmente i consiglieri e la dirigenza montese della D.C. peccarono un po’ di presunzione e non si accorsero o non tennero in giusta considerazione il fatto che in quei due anni, dal novembre 1960 al novembre del 1962, più di qualcosa era cambiato nel paese.

Anzitutto, nelle fila della lista civica di opposizione si era verificato qualcosa di straordinario e particolarmente insolito: il giovane prof. Giuseppe Scotto di Perta detto Pino, nelle suddette elezioni del 1960, riscosse un enorme successo elettorale ed in termini di preferenze finì per superare il candidato capolista Mario Gesualdo, farmacista ed insegnante montese.
Ne conseguì una forte tensione all’interno del partito ed in tanti si schierarono a favore del giovane professore, il quale si presentò alle elezioni del 1962 con la lista civica “Ancora e Timone“, dal nome e dal simbolo che richiamavano fortemente la vocazione marittima dei montesi.

Con lui si schierarono anche tanti giovani universitari montesi, politicamente scontenti ed anche delusi dall’insensibilità dei governanti montesi, incapaci di rispondere alle esigenze del paese e fortemente influenzati da interessi economici e corporativi.
Inoltre, questi giovani, furono anche esclusi dalla partecipazione alla raccolta dei dati per il censimento del 1961; al loro posto vennero scelti altri montesi, ritenuti meno meritevoli. Quel guadagno di circa 100mila lire, all’epoca, per uno studente era comunque una buona consolazione. Per tutti questi motivi gli studenti decisero di schierarsi a favore di Scotto di Perta.

A tanti montesi piaceva molto questo giovane professore dall’aria professionale, figlio di Monte di Procida, che con serietà, impegno, competenza, intelligenza e maestria politica si opponeva fortemente alla corazzata democristiana che guidava il paese dal dopoguerra, spesso con arroganza e finendo per favorire le solite e note famiglie già benestanti.

Venne a crearsi un clima di grande entusiasmo tra i giovani e tra i tanti oppositori della D.C. che si compattarono attorno alla figura del prof. Pino Scotto di Perta che professava diritti, riscatto, rinnovamento e valorizzazione delle risorse del paese.
La campagna elettorale del ’62 viene ricordata come un momento abbastanza fervido e dai toni particolarmente accesi, soprattutto con attacchi mirati verso i protagonisti principali dello scudo crociato, in particolar modo attraverso le pagine de “La Tribuna Montese“, un giornalino locale che nacque proprio in quel periodo e per la prima volta nel paese, vennero coniati alcuni slogan contro le figure principali della D.C., tra i quali ricordiamo:

“Tozzi + Romeo = addio paese meo!”

Un’automobile con l’altoparlante a tutto volume girava e rigirava per le strade di Monte di Procida e della frazione Cappella invitando le donne a non votare per la D.C. con il seguente slogan:

Donne negate il voto a chi vi nega l’acqua!“, in quanto l’acqua corrente mancava spesso dalle fontanine pubbliche ed arrivava solamente per poche ore al giorno e soltanto due volte a settimana.

A proposito di donne, va ricordato che nel 1962, l’unica donna candidata consigliera; era iscritta nella lista della D.C. e si chiamava Francesca Scotto D’Antuono, da tutti conosciuta come Pupetta ed era un’apprezzata maestra delle scuole elementari.

Il fac-simile delle elezioni comunali del 1962

Allo stesso tempo, all’interno della D.C. si erano create evidenti spaccature ed alcuni consiglieri e sostenitori dal forte consenso elettorale manifestarono l’interesse e la volontà di sedere sulla poltrona da sindaco al posto di Tozzi che secondo loro aveva fatto il suo tempo.
Ma Tozzi non era per niente deciso a mollare la sua posizione e continuò ad andare dritto per la sua strada. Ne conseguì che alcuni sostenitori della D.C. boicottarono Tozzi, facendo perdere molti voti al partito.

Ed il risultato delle elezioni dell’11 e 12 novembre 1962 fu disastroso per la Democrazia Cristiana guidata dal sindaco uscente Tozzi che raccolse 2.018 voti, perdendone per strada più di 700 rispetto ai 2.721 ottenuti nel 1960.

Il risultato elettorale fu invece straordinario per la lista Ancora e Timone che vinse le elezioni battendo la potente D.C. per 223 voti, avendone raccolti 2.241 e potendo così contare su una maggioranza di 16 consiglieri su 20 totali.
Nei primi mesi del 1963, il giovane prof. Pino Scotto di Perta venne eletto sindaco dal consiglio comunale ed andò così ad occupare la poltrona più ambita, interrompendo la lunga serie democristiana.

Più tardi lo stesso prof. Scotto di Perta dirà che agli inizi degli anni ’60 iniziarono a farsi sentire le prime istanze di rinnovamento. Venivano evidenziati i problemi di bassa scolarizzazione della gioventù con il conseguente sfruttamento del lavoro minorile che esponeva anche i giovanissimi montesi ai tanti pericoli del mare. Secondo il professore i montesi erano ingessati a causa della necessità di conseguire alcuni diritti e della insensibilità della classe dirigente. In quel momento si ebbe la consapevolezza e la certezza assoluta dell’inadeguatezza del gruppo dirigente del paese e cominciò, così, la lenta presa di coscienza che fosse necessario effettuare un cambiamento.

Il dott. Roberto Tozzi, invece, deluso dal risultato elettorale del ’62, si dimise e nel mese di dicembre dello stesso anno scrisse una lettera indirizzata a tutti i cittadini montesi nella quale, profondamente amareggiato per essere stato tradito da alcuni suoi colleghi di partito, ringraziava il popolo montese per il supporto ed il riconoscimento che aveva sempre ricevuto negli anni precedenti. Qualche mese dopo lasciò la casa di Monte di Procida in via Solferino ed andò ad abitare a Napoli, al Viale Elena oggi Viale Gramsci e continuò ad esercitare la sua professione di ginecologo.

Si aprì così il famoso ventennio di amministrazione comunale capitanato dal prof. Pino Scotto di Perta che rimase sulla poltrona da sindaco, ininterrottamente, dal 1963 al 1983 e tentando, senza fortuna, anche l’elezione al consiglio provinciale di Napoli con il Partito Socialista Italiano.

Ciò che emerse dalle elezioni del 1962, in modo evidente e per la prima volta a Monte di Procida, fu l’importanza della partecipazione politica dei giovani. L’ascesa di Scotto di Perta venne sostenuta e stimolata da molti giovani ed universitari montesi che si sentirono esclusi e penalizzati dalla politica locale e dalle decisioni prese dalla vecchia amministrazione che favorivano le solite vecchie famiglie.

Ciò dimostra come i giovani possano avere una visione diversa e innovativa della politica e come la loro partecipazione, energica e creativa, possa portare al cambiamento.

N.B.:
Le informazioni contenute in questo articolo sono frutto di ricerche e testimonianze dirette di alcuni montesi che parteciparono attivamente o indirettamente alle storiche campagne elettorali del ’60 e del ’62. Tra di essi cito il dott. Arcangelo Mancino, Mimì Pugliese, Umberto Coppola (r.i.p.), Pino Scotto di Perta (r.i.p.) e mio padre Raimondo Mancino.

— with <3
— Pasquale Mancino

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