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Savina Caylin, liberateli al più presto: parla il comandante Simone Maresca

Oltre alla penisola sorrentina – con Gianmaria Cesaro di Piano di Sorrento ed altri, di Vico Equense, Procida, rapiti dai pirati – anche da Positano in costiera amalfitana c’è chi si trova a transitare in quei luoghi pericolosi. Simone Maresca, con il grado di comandante, ci manda, dietro nostra richiesta, un suo intervento.

Carissimo Michele, ti ringrazio anticipatamente del tuo interessamento al problema, ed è grazie a persone come te che attraverso l’informazione si cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica all’unica soluzione del problema che è quella di pagare al più presto e fare in modo che non succeda più. La situazione su quelle due navi è indescrivibile perché dire tragica equivale dire che va tutto bene. Ho avuto modo di lavorare con una persona a cui hanno sequestrato il fratello per circa sette mesi (Filippino) e mi ha raccontato che tutte le persone dell’equipaggio sono state costrette a vivere sul ponte di comando per sette mesi, senza potersi lavare, senza poter lavare i vestiti, dormendo a terra, mangiando solo quando decidevano i pirati qualche manciata di riso che gli davano nelle mani. Sono molto dispiaciuto per quello che è successo ai miei colleghi di lavoro, non posso e non voglio dare la colpa ai comandanti perché anche io ho fatto la stessa rotta che hanno fatto loro, solo che a me per fortuna è andata sempre bene. Logicamente nel nostro settore solo adesso, dopo le disavventure di queste due navi, si è avuta un’idea chiara di quello che succede a chi cade in mano ai pirati. Ed è questo il motivo perché ormai nessuno senza le guardie armate ci passa di lì. Le guardie armate avrebbe dovuto già essere messe dallo stato italiano a suo tempo come hanno fatto i Francesi, gli Inglesi e tutti i paesi nordeuropei, ma visto che il nostro governo è sempre in ritardo rispetto agli altri adesso stanno pagando a rischio della vita quei poveracci. Se abbiamo le guardie armate a bordo è stato solo grazie agli armatori, tramite il loro gruppo “Confitarma” che anche se spendono nel pagare le guardie, però poi pagano premi d’assicurazioni più bassi per le loro navi in transito nella zona pirati, oltre a trovare noleggiatori più predisposti nel caso le navi abbiano la possibilità d’imbarcare le guardie armat, è soprattutto dopo i fatti successi sulla Savina Caylin e con la sensibillizazzione dell’opinione pubblica la quale ha fatto leva su meccanismi rugginosi dello stato italiano. Adesso ci saranno 60 guardie armate dell’esercito o della marina italiana nella tratta che va da Colombo a Djibuti e viceversa, e anche se non hanno idea di come funzioni un’arma o delle regole d’ingaggio non importa, perché quello che è importante e che le armi sono a bordo. Quando arrivano i pirati e vedono spari in aria dalla nave hanno più paura di tutti, perché anche parecchi di loro hanno famiglia a casa e non ci tengono a rischiare la loro vita. Secondo me dev’essere pagato il riscatto al più presto dallo stato italiano e poi si vede chi dovrà pagare realmente quei soldi, se l’armatore o qualcun’altro. Ma certa è una cosa, dev’essere pagato al più presto e senza esitazioni per salvare quelle persone. Lo stato deve anche prendersi cura delle persone che sono state prigioniere per tutto questo tempo, in quanto è stata fatta una vera e propria violenza psicologica, la quale si spera non lasci i suoi echi nel tempo.
FONTE e FOTO www.positanonews.it

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