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Baia restituisce altri tesori, Sui fondali un mosaico e una statua

DA IL MATTINO NELLO MAZZONE. Pozzuoli. Un mosaico ampio una ventina di metri quadrati e, soprattutto, una statua alta quasi due metri e divisa in tre parti: sono le scoperte archeologiche, le ultime in ordine di tempo, restituite dai fondali della città archeologica sommersa di Baia.

Ritrovamenti eccezionali: una equipe di archeologi della soprintendenza di Napoli è già al lavoro per datarli con esattezza. Ma, molto probabilmente, si tratta di una statua risalente all’età imperiale di Roma. Così come della stessa epoca sarebbero i mosaici che abbellivano una delle stanze, ampia una ventina di metri quadrati, di una villa imperiale. Resti che risalirebbero al I secolo dopo Cristo.

A scoprirli, nello specchio d’acqua tra Punta Epitaffio e il Castello di Baia, in piena Zona A dell’area archeologica sommersa del golfo flegreo, sono stati i sub della capitaneria di porto di Pozzuoli e dell’ufficio locale di Baia. In collaborazione con gli archeologi incaricati dalla soprintendenza, che da giorni stanno letteralmente setacciando l’area attigua alla «Villa dei Pisoni», l’antica dimora patrizia di epoca imperiale appartenuta alla famiglia dei Pisoni e successivamente confiscata dall’imperatore Nerone.

Un’altra zona di scavo, invece, si trova a poche decine di metri dal pontile dei cantieri navali Omlin. Che il parco archeologico sommerso di Baia fosse una sorta di giacimento archeologico di inestimabile ricchezza lo si sapeva; ma era dai primi anni Sessanta, quando fu avviata la prima campagna di scavo sottomarina, che non riemergevano reperti di una tale importanza.

E i militari della guardia costiera di Pozzuoli, agli ordini del comandante Andrea Pellegrino, stanno già lavorando in partnership con il ministero dei Beni archeologici per avviare il piano di recupero e messa in sicurezza dei tre tronconi nei quali è suddivisa la statua coperta da una coltre di sabbia. Salvo imprevisti, per giovedì mattina dovrebbe avvenire la delicata fase di recupero del prezioso reperto di epoca romana e la sua riemersione dalle acque, dopo duemila anni.

I ritrovamenti saranno poi sottoposti ad una specifica analisi da parte degli archeologi, prima di essere posizionati in una delle stanze del Museo archeologico dei Campi Flegrei, nel Castello di Baia. E quello sarà il pezzo forte per attirare sempre più visitatori. Nel museo c’è già un’area appositamente dedicata agli scavi di Baia sommersa, con la fedele ricostruzione del Ninfeo e delle cosiddette Statue baiane.

Strettissimo riserbo da parte della soprintendenza sui particolari dell’ultimo ritrovamento e sulla complessa operazione di recupero e riemersione della statua. Ma da ieri è scattata una vigilanza ancora più rigida da parte dei militari della guardia costiera. Il comandante Andrea Pellegrino ha disposto un pattugliamento costante: praticamente ventiquattro ore su ventiquattro le pilotine della locamare monitorano la zona, per scongiurare il rischio che gli «archeosub pirati» possano razziare i reperti o danneggiarli.

Anche perché appena qualche settimana fa un motoveliero battente bandiera olandese è stato protagonista di uno «strano» incidente marino: la prua dell’imbarcazione, per cause ancora tutte da accertare in una inchiesta alle prime battute, si è incagliata sui fondali della zona A dell’area archeologica subacquea e avrebbe danneggiato seriamente alcuni mosaici. Massima allerta, in una delle zone archeologiche sommerse più affascinante e visitate d’Europa

fonte www.ilmattino.it NELLO MAZZONE

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