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CROLLO A MONTE DI PROCIDA, il parere del geologo Ortolani.

MONTE DI PROCIDA. Il geologo Ortolani: Regione in ritardo, tante le coste che richiedono interventi
Domenica si è verificato un improvviso crollo lungo il costone che sovrasta la Baia dei Porci nel Comune di Monte di Procida per fortuna senza danni a persone.

Il solito miracolo ha fatto si che l’inevitabile dissesto avvenisse a fine stagione balneare. Si tratta di un fenomeno che interessa tutti i costoni incombenti sul mare causato dall’erosione alla base e dalla alterazione superficiale delle rocce piroclastiche. Tale fenomenologia interessa costoni simili tra Torregaveta, Procida e Ischia nonchè le falesie della Penisola sorrentina-amalfitana e quelle del Cilento. Fanno parte della evoluzione geomorfologica inarrestabile e rappresentano un serio pericolo per la sicurezza dei bagnanti.
Come si nota nell’immagine 1 il moto ondoso causa l’erosione della spiaggia e della restrostante falesia predisponendo al crollo improvviso una porzione di versante. Già nell’immagine 3 si osserva che alla base del versante crollato il 27 ottobre 2013 alcuni anni fa si era verificato un primo crollo; una colata di fango di limitate dimensioni aveva pure interessato in precedenza lo stesso versante a testimonianza della continua evoluzione geomorfologica dell’area (immagine 2).
Lo schema 5 illustra la morfologia del versante dopo una serie di dissesti che avevano già modellato la falesia determinando l’accumulo alla base di un consistente volume di detriti che successivamente sono stati parzialmente erosi innescando l’arretramento per crolli successivi fino all’evento del 27 ottobre 2013 (schema 6).
Questi fenomeni improvvisi sono destinati a ripetersi in relazione alla progressiva erosione delle spiagge con conseguente sottrazione della risorsa spiaggia all’economia turistica.
La Regione è in ritardo incredibile circa la tutela e valorizzazione e restauro geoambientale delle spiagge che rappresentano una strategica risorsa autoctona da tutelare esaltandone il valore economico.
Da tempo abbiamo proposto interventi di restauro geoambientale tesi a ripristinare l’ampiezza delle spiagge come erano alcune decine di anni fa utilizzando i sedimenti ricavati dal restauro di cave scavate in rocce simili.
Occorre una visione strategica circa la valorizzazione del territorio che difficilmente può svilupparsi in menti annebbiate dai fumi esalati dai rifiuti di vario tipo.

Franco Ortolani

dal sito www.insorgenze.it

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