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Maltrattamenti : La storia del piccolo cagnolino eremita di Acquamorta .

di Emanuela Capuano.  Odio contro gli animali e intelligenza umana: la storia del piccolo cagnolino eremita di Acquamorta
“L’odio contro gli animali è la sconfitta dell’intelligenza umana”. E’ una frase di Gandhi, ma è la prima cosa che mi è tornata alla mente quando mi è stato chiesto di raccontare la storia di un piccolo cagnolino che abita, ben nascosto, ad Acquamorta. Ho pensato a questa frase perché la storia di questo piccolo animale indifeso, che avrebbe potuto essere il compagno di giochi di un bambino, il fedele e insostituibile amico di un anziano, o il membro di un allegra e felice famiglia, porta invece i segni di una profonda violenza, che ha dissipato l’eterno patto non scritto di fedeltà e amicizia, il dare e avere disinteressato, che da sempre lega l’uomo al suo migliore amico, catapultando il responsabile di questa storia al tempo in cui l’uomo non era un essere intelligente.
Il piccolo cagnolino, di razza meticcia, a cui nessuno ha dato un nome, vive infatti da qualche anno ad Acquamorta come un vero eremita. Ha trascorso l’intero inverno, questo lungo, freddissimo e burrascoso inverno, isolato nei canneti, senza riparo, sotto a Torre Fumo. Schiva gli uomini, si nasconde, accetta cibo solo da due persone, che per pietà glie ne portano, ma in maniera discreta, senza avvicinarsi troppo. Dagli altri il piccolo cagnolino non accetta nulla, non si fa toccare, ne vedere, se ne sta nascosto tra i rovi e le canne, lontano, evitando ogni tipo di contatto. In una sola occasione è venuto fuori dando il tempo di fotografarlo: quando ad Acquamorta c’erano due cavalli, e lui quatto quatto, da lontano, li ha seguiti, come a cercare un po’ di compagnia nella sua grande solitudine, o semplicemente per dare sfogo al suo animo curioso, come quello di un piccolo bambino. Ma perché è così terrorizzato dagli uomini, perché se ne tiene tanto alla larga? Non è difficile da comprendere: deve aver subito tremende violenze proprio da uomini, semplicemente perché piccolo, semplicemente perché debole, semplicemente perché un uomo vile ha sfogato il suo odio e la sua rabbia contro una creatura indifesa. Eppure il legame di profonda amicizia tra uomo e cane esiste da almeno 15.000 anni, quando i primi lupi più mansueti lasciarono il branco e modificarono le loro abitudini per vivere insieme agli uomini. Da qui nacque la simbiosi tra uomo e cane testimoniata fin dal rinvenimento delle loro ossa accanto ai padroni nei tumuli funerari Egizi ed Estruschi, nelle più antiche grotte preistoriche o nei kurgan dove venivano conservati i corpi dei popoli nomadi delle steppe. Ma ne è piena la storia e l’arte più recente: ne è testimone Baia con i suoi famosi mosaici raffiguranti il cane, guardia e protezione della famiglia nei vestiboli delle ville. Inutile citare la letteratura, Argo, mitico cane di Ulisse, o Cerbero mitico cane a tre teste che presidiava l’ingresso all’inferno, a noi flegrei conterraneo, fino a Pippo e Pluto della Disney. Il cane è dunque da sempre nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella nostra storia, al nostro fianco.

Per fortuna però, pensando a questa storia, alla “poca intelligenza” di uomini capaci di atroci cattiverie, che rompono il patto con i loro amici più fedeli, mi vengono in mente tante storie invece bellissime, di cagnolini che sono gli unici amici di tanti senza tetto, che fanno di loro la propria famiglia e la propria felicità; mi viene in mente il mio cagnolino, spiritello della casa, che anche ora che non c’è più, sento respirare e seguirmi dalle finestre della casa ovunque vada; a mio padre, che è stato male per diverso tempo, dopo che ha soccorso il cane di una signora anziana, straziata dal dolore perché il piccolo amico era l’unico suo compagno di vita; al mio amico Alfredo, che continua a piangere la morte del suo piccolo cane, cresciuto insieme alla sua bambina; a quel cane che poche ore fa, in Francia, ha salvato dal suicidio la sua padrona; a tutti quei cani che aspettano sulla tomba il proprio padrone morto; alle tante storie di cani coraggiosi che salvano i propri amici, umani e non, mettendo a repentaglio la propria vita…
Purtroppo avrei voluto scrivere un articolo in cui chiedevo, a chi potesse, di adottare il piccolo cagnolino di Acquamorta. Devo invece chiedere a chi legge, di avere rispetto di lui, di non avvicinarlo troppo e di ripensare a questa storia quando passa ad Acquamorta, a pensare con tristezza ad un cagnolino, nostro conterraneo, che ogni giorno ci rammenta di quanto sia infinita la cattiveria umana, e quanto rappresenti grettezza e poca intelligenza usare violenza sugli animali in qualsiasi modo…

di Emanuela Capuano foto di Pacosmart

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