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Bacoli,parte lo Sciopero dei Lavoratori della Nettezza Urbana

Morire lentamente in un enorme capannone incenerito, distrutto e ricco di rifiuti cancerogeni senza che nessuno muova un sol dito per ripristinare una situazione di normalità: i lavoratori della nettezza urbana si mobilitano compatti a difesa dei basilari diritti alla salute e si dichiarano in stato d’agitazione. E’ devastante lo scenario che, nonostante le promesse amministrative messe addirittura per iscritto in consiglio comunale, è visibile all’interno della martoriata Coopertiva Avino, sede di ristoro per gli automezzi della nettezza urbana, dei cassonetti e, soprattutto, di circa 50 lavoratori costretti, loro malgrado, a morire lentamente sul proprio posto di lavoro. Estese macchie di percolato sparse in maniera discontinua lungo tutta la pavimentazione, rifiuti inceneriti non rimossi da mesi, pneumatici ammucchiati da una parte e rifiuti ingombranti riposti confusamente in cassoni dall’altra parte della struttura, materiale pericoloso giacente in un angolo tra pilastri del tutto inceneriti a seguito di un devastante incendio dello scorso mese di luglio, vetri in frantumi, soffitto gocciolante in più punti, ed una vasta area, del tutto inagibile, occupata da grossi automezzi, da cassonetti e finanche da dipendenti intrappolati dallo stipendio a fine mese, dal ricatto e da un diritto, quello del lavoro e della salute, discioltosi dinanzi alla protervia di chi promette senza riscontro approfittando dei freni e delle titubanze che contraddistinguono chi, nonostante tutto, ha una famiglia da salvaguardare. Un disastro di proporzioni inestimabili, le cui conseguenze potrebbero palesarsi anche di qui a qualche anno, che ha determinato nella mattinata di oggi, 12.01.2010, lo sciopero dei lavoratori della Flegrea Lavoro, società ad intero capitale pubblico le cui quote, tra pochi mesi, saranno acquistate, per una cifra spropositatamente alta rispetto al reale valore dei beni in possesso della SPA  dal comune di Bacoli. Dipendenti stanchi di respirare aria malsana e di salire su camion non conformi ad alcuna normativa igienico-sanitaria che, contattato invano gli amministratori municipali e quelli di FL, hanno informato della situazione anche me, in qualità di consigliere comunale e di referente di Freebacoli, poiché non più di tre mesi fa, con note ufficiali, articoli, foto e dibattiti in consiglio comunale, sia come blog che come consigliere, avevamo seguito con particolare interesse la questione denunciandone la gravità alle autorità competenti.  Responsabili i quali, dopo settimane di silenzio, rispondevano in modo ed in sedi ufficiali assicurando il proprio interesse per una criticità a loro ben nota, che avrebbero risolto in pochi mesi. In prossimità dell’Avino, inoltre, il sindaco Ermanno Schiano e l’assessore all’Ambiente Scotto di Vetta decisero di condurre anche un sanitario dell’ASL NA 2 il quale, dinanzi ad un immobile solo in parte ripulito ma in alcun modo bonificato, decideva di chiudere gli occhi con la promessa di un pronto intervento atto a ripristinare la normalità. La realtà però, dopo quasi due mesi dalle buone intenzioni e dalle iniziative di facciata, non è assolutamente cambiata. Giunti sul posto, io ed Alessandro Parisi, siamo stati accolti da dipendenti al limite della sopportazione e su cui si è speculato sin troppo, poggiati nelle vicinanze di camion deteriorati presi in fitto da pochi mesi e da cui vengono ancora giù gocce di fetido e pericolosissimo percolato. “E’ disumano lavorare in queste condizioni – asserisce un gruppo di loro – ed è giusto che la cittadinanza sappia in che stato portiamo avanti le nostre mansioni. In più non abbiamo ricevuto soldi che ci spettano da tempo e siamo vestiti da stracci mentre chi ci amministra non pensa di acquistare abbigliamenti e tute da lavoro che chiediamo con solerzia da tre anni. Ora incrociamo le braccia per dire basta. Le promesse di bonifica e di rispetto dei lavoratori non sono state mantenute. Siamo senza corrente, ad esempio, dal mese di luglio”. Un dramma che dovrebbe coinvolgere l’intera popolazione (poiché, e lo si precisa, chi oggi protesta per il riconoscimento di diritti, prima di essere un dipendente della NU è un cittadino del comune di Bacoli), a cui risponde un frastuono ancor più lapalissiano: quello dei sindacati. Organi di tutela, irresponsabilmente fermi e silenti, la cui poca efficacia risulta essere ancor più evidente in un comune come quello di Bacoli ove, da diversi anni, capita anche di trovarsi dinanzi ad individui che rivestono sia ruoli dirigenziali che di sindacato riuscendo paradossalmente ad essere tutore contemporaneamente sia degli interessi dell’ente datore di lavoro, che di quelli dei dipendenti. Cgil, Cisl, Uil che addirittura anche stamane, dinanzi ad un tale sfacelo e ad un così manifesto schiaffo ai diritti sacrosanti del lavoro (basterà dire che la Flegrea Lavoro, così come accertato da note ufficiali, non ha versato agli istituti previdenziali 795.025,40 euro di contributi per i lavoratori mettendone a rischio anche la pensione), restano in silenzio portando avanti la solita metodologia attendista, principale madre dell’assopimento delle coscienze e della fatiscenza strutturale di un capannone che da “casa del rifiuto” si è andato trasformando in “casa dell’agonia e della morte”.

Redazione Freebacoli


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