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Lo sviluppo flegreo, il ruolo del porto di MdP, la valorizzazione di Procida

Lo sviluppo flegreo passa per la valorizzazione e la fruizione dei luoghi dell’isola di Procida

Le immense ricchezze naturalistiche, storiche, archeologiche, termali e artistiche oltre che enogastronomiche dell’area flegrea, zona di elevatissime potenzialità turistiche possono trovare nella osmosi con la stupenda isola di Graziella, la palpitante e vivida Procida, il volano per lo sviluppo.
Difatti una stabile connessione tra Monte di Procida e Procida verrebbe a originare un flusso turistico cospicuo ed un logico sbocco in mare che troverebbe nelle marine e nelle piazze procidane lo spazio fisico e gli elementi di fondo di un nuovo qualificato attrattore.Due sono gli obiettivi perseguibili dalla implementazione di un sistema di collegamento marittimo veloce tra le coste flegree – partendo dall’interessante porto di Monte di Procida che già lo sguardo unisce alle chiaie procidane nel breve lembo azzurro che tiene insieme le rocce dai contorni similari:

a) impulso nuovo al settore turistico flegreo vivificando e fluidificando l’intera area flegrea suscitando l’operatività di sistemi e servizi del terziario e del turismo a Pozzuoli, Bacoli, Baia e Monte di Procida con l’avvio di meccanismi emulativi nella costruzione di punti di produzione e di gestione dei flussi;

b) riorganizzazione della fisiologia sociale procidana contemplando l’accoglienza e l’organizzazione di una domanda di relax, di svago, di degustazione e di cultura e storia che sale dalla duplice componente dei flussi potenziali : 1- la gente dei paesi flegrei con aggiunta dell’occidente metropolitano di Napoli che per recarsi al mare potrebbe opzionare l’altrenativa flegrea-procidana in ragione dei tempi, dei costi e delle novità di un simile itinerario; 2 – flussi via via sempre più significativi per la ristrutturazione sistemica dell’area flegrea con la creazione di infrastrutture logistiche e del trasporto anche grazie alle costruende bretelle di collegamento con la rete autostradale e con lo sviluppo e la intensificazione degli scambi con la zona domitiana.

Un sistema di questa natura fondato sull’ampliamento dell’offerta turistica flegrea e procidana potrebbe rappresentare il primo passo di innovazione per riconvertire e trasformare in senso terziario le ampie spazialità oggi inerti e passive della zona bacolese e in prospettiva fare del Monte di Procida il nodo prevalente di una articolazione ampia di collegamenti per l’intera zona di mare tra le isole ponziane e il capoluogo partenopeo suscitando effetti durevoli e a propria volta amplificatori per le diverse cittadine costiere oggi strutturalmente precluse a un salto dimensionale economico e a una apertura turistica effettiva.

Un polo suppletivo e un secondo round di sviluppo potrebbe poi riguardare Torregaveta e la sua relazione visiva, logica e infrastrutturale (col medium marino e i suoi tempi brevi di percorrenza tra i due fari) con l’isola d’Ischia ed il suo porto borbonico.

Ma vieppiù, Procida riacquisterebbe una funzione non marginale nella complessiva iterazione dei gruppi turistici solidificando la propria immagine di alterità quale prodotto turistico specifico con le sue inalterate connotazioni culturali di isola di vento e di sale con ancoraggi storici antichissimi nella cultura della speranza, dell’attesa, del ricovero in cima per sfuggire alle scorrerie dei mori e nella coltivazione del mare dei pescatori e dei marinai con il suo corollario faticoso e tremendo di tragedie e sofferenza.

In questa chiave la punta dell’Abbazia di san Michele e quella misterica e brulla dell’antico carcere potrebbero sovrastare – accogliendo rilevanti numeri di visitatori – una serie di attrattori singoli e/o ridotti a sistema di piazze, chiese, percorsi, limoneti, giardini, chiese, fragranze, singolarità e architetture davvero uniche nel contesto mediterraneo.
Perno e precondizione di questa moltiplicazione non invasiva ma generativa di opportunità e di benessere un nuovo universo infrastrutturale che basato largamente sulla risorsa naturale a mezzo del mare faccia ponte tra Monte di procida e la sua isola affine.

L’area flegrea trova in Procida il suo approdo, il suo luogo, il suo nuovo ambiente.
Essa zona di antiche memorie – da Miseno a Puteoli, da Cuma all’Averno – è anche stazione intermedia e punto di fusione tra la cultura romana e quella di Neapolis.

L’asse flegreo-procidano concorrerebbe a saldare maggiormente porzioni di suolo che hanno storia comune e che interagendo simultaneamente e complessivamente con il litorale domitio schiudono e disvelano nuove connessioni e nuove relazioni con le costiere laziali da Scauri e Minturno sino a gaeta e Formia e poi Ostia il mare di Roma.

di LUCIANO VENIA
Mobility Manager di Romaneapolis
fonte: ischianews.com

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