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Lettera aperta alla cittadinanza contro la vendita del lago Lucrino

In ogni parte del mondo il territorio è patrimonio della gente, soprattutto
in zone dove la presenza dell’uomo è particolarmente forte e radicata nei
millenni, dove le pietre, le colline e persino gli alberi hanno una loro
collocazione nella storia, quella di tutti.Questo avviene particolarmente
nei Campi Flegrei dove accanto al concetto di terra, è altrettanto forte la
suggestiva presenza di acque: mare e laghi. E tra i laghi c’è il Lucrino,
con la sua storia e la sua posizione strategica nel “sistema – Campi
Flegrei”. Idee, progetti, ipotesi di sviluppo, da quelle più realistiche a
quelle più fantasiose, non possono non tenere conto dell’importanza pubblica
di un elemento simile. E’ ormai diffuso il concetto che lo straordinario
patrimonio archeologico, artistico e naturalistico flegreo debba essere
valorizzato con l’obiettivo di trasformarlo in una grande opportunità di
sviluppo; alla quale corrisponde anche ad un dovere morale nei confronti
dell’umanità di tutelare, difendere e rendere fruibile l’unicità che
caratterizza il nostro territorio.

Da qualche giorno si è letto sui giornali che il Lucrino sta subendo la
stessa sorte dell’Averno: i proprietari lo hanno venduto ad altri privati.
Il 27 luglio il Lago è stato ceduto. Il costo: 845mila euro; questo è quanto
si è saputo.

Può un pezzo di questo territorio, piccolo ma significativo come il Lucrino,
essere venduto e passare da un privato all’altro? Eppure la legge che risale
addirittura al 1939 (la 1089 per la “Tutela delle cose di interesse
artistico o storico”), dà una possibilità allo Stato: intervenire entro 60
giorni dall’atto di vendita per acquistare il bene. Lo può fare il Ministero
dell’Ambiente con l’intervento della Sovrintendenza o della Provincia. Il 27
settembre è la data ultima per far valere questo diritto pubblico.

In caso contrario il lago continuerebbe a restare proprietà privata e il
pubblico resterebbe a guardare ”da lontano” il futuro (se ci sarà) del lago.

Le istituzioni (in modo particolare la Provincia e la Regione) sono
orientate a far valere il diritto di prelazione. Allo stesso modo tanti
intellettuali napoletani hanno inviato un telegramma al Presidente della
Repubblica.

Come associazione e, ovviamente, come cittadini di questa Città e della
provincia di Napoli, riteniamo importante, in questo momento, far sentire la
nostra voce e chiedere alle autorità competenti di intervenire secondo la
legge. Per questo motivo chiediamo a tutti di fare il proprio dovere. Alle
istituzioni chiediamo di continuare nell’iter legale previsto e ai
cittadini, in forme associate e non, di non restare in silenzio.

Possono mai le nostre coscienze essere tranquille quando anche la legge,
lascia la possibilità di porre rimedio contro la “proprietà privata di un
pezzo di storia”?

Quali possono essere le ipotesi di sviluppo sostenibile, serio, se ci si
lascia sfuggire occasioni di questo tipo?

Se veramente si vuole intervenire per rilanciare il nostro territorio non
possiamo aspettare solo leggi e fondi europei che finanziano attività
imprenditoriali, infrastrutture e servizi e poi, con estrema leggerezza,
lasciarsi sfuggire un’occasione del genere. Se veramente si vuole
“trasformare” i Campi Flegrei bisognerà cambiare anche il modo di
rivendicare i nostri diritti. Questo territorio ha subito troppi abusi e le
“dimenticanze” di tutti.

La legge dà l’opportunità di sottrarre ai privati, e al mercato, un bene di
tutti. La cittadinanza si riapproprierebbe di un pezzo della propria storia
e i progetti di rilancio sarebbero più realistici.

E poi tutti insieme – stavolta a pieno diritto – possiamo decidere per il
rilancio della nostra terra.

Associazione culturale

Quicampiflegrei

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