Si chiama Isidis ed è stato sviluppato dalla Neatec in partnership con Cnr e università .PATRIZIA CAPUA
IL “guardiano delle gallerie” si chiama Isidis, sistema di ultima generazione di “videosorveglianza attiva”, per tunnel ferroviari, cavalcavia, ponti, passaggi a livello, siti archeologici: infrastrutture e zone, insomma, cui l’intrusione dell’uomo potrebbe causare molti danni. L’occhio elettronico è capace di vedere al buio, intercettare una figura umana che sta depositando un paccobomba sui binari del treno e, a grandissima velocità , allertare la centrale del sistema di sicurezza e trasmettere via cavo telefonico l’allarme terrorismo.
Sarà pronto a fine anno il prototipo e ai primi del 2006 entrerà in produzione. Isidis è un sistema di controllo figlio di una stagione in cui l’esigenza di sicurezza prende il sopravvento sulla privacy. L’idea è nata nei laboratori della Neatec, azienda nel settore Ict di Salvatore Rubinacci, ingegnere elettronico, che ha sede nel distretto produttivo sorto nell’ex comprensorio Olivetti a Pozzuoli. Il progetto è stato sviluppato assieme a un’equipe di esperti universitari di intelligenza artificiale, analisti dell’immagine e studiosi del sistema neurale.
La guidano Ernesto Burattini, responsabile del corso di Informatica della facoltà di Scienze e Massimo De Gregorio, dell’istituto di Cibernetica del Cnr. «Cerchiamo di applicare alla macchina il meccanismo di cognizione umana», affermano gli scienziati. «Basta una ripresa video, anche a bassissima risoluzione e con sensori virtuali, perfino in assenza di luce, condizione in cui molti sistemi vanno in crisi spiega Rubinacci e Isidis rinvia un’immagine in bianco e nero di quattro fotogrammi al secondo». Cuore del sistema è un processore molto piccolo e low cost, 5 dollari, su cui può essere caricato tutto l’impianto.
Il progetto è stato finanziato dalla Regione Campania per un milione e mezzo di euro (50 per cento a fondo perduto). Potenziali fruitori per l’immediato le Ferrovie (lo stanno già valutando) che hanno migliaia di gallerie sulla rete e siti a rischio, e le amministrazioni pubbliche delle grandi metropoli che devono proteggere i trasporti underground.
fonte: repubblica.it