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Pane impastato con l’acqua del Lago Fusaro.

Il mare in questi giorni è cristallino. Le spiagge di Torregaveta , al di qua del molo, rese accessibili grazie alla volontà del bagnino Strato, che ne mantiene il decoro, sono affollate. Esultano i bagnanti. Sorridono i bottegai. Cuccagna per gli amanti della caccia subacquea.
Intanto , si scorge , ad un tiro di schioppo dal citato arenile, irrompere grave, una lunga e spessa vena marrone, che col suo colore tetro , squarcia la candidezza dell’acqua , in cui si va ad appaiare. L’unguento malefico , che ne deriva , si riversa su tutto litorale: a ovest si porta ai piedi del costone tufaceo di Monte di Procida , ad est va ad arrecare danno lungo la spiaggia romana.
L’hanno visto. Il corso proviene dalla Foce romana del Lago Fusaro. Quando è l’ora della bassa marea, l’acqua dal lago scorre lenta verso il mare e trascina con se il putridume. Un episodio questo, che i più attenti osservatori, giurano di vedere molto spesso.
Chi sarà mai il povero untorello ? Si chiede spazientito il piccolo borgo, dopo l’ennesimo attentato all’ambiente locale.
Qualcuno attonito e sconcertato segue con lo sguardo pensieroso l’avanzata degli escrementi. Altri , un poco più avanti con gli anni, ricordano, con qualche pizzico di nostalgia, che in passato , dagli anni della guerra ad andare indietro, il Lago avevano una trasparenza indescrivibile . A quel tempo, le acque che fluivano nella foce romana , avevano una peculiarità : quelle che uscivano, per il citato fenomeno delle maree , erano ancora più limpide di quella che vi erano entrate. C’erano all’interno del lago Fusaro i depuratori naturali: erano le famose cozze .
E per questa purezza e per la sua limpidezza, le massaie di quel tempo, che avevano dimora in prossimità del luogo , ritenevano più conveniente e per la tasca e per il palato, utilizzare quell’acqua, per la preparazione del pane.
Oggi invece per la negligenza di chi dovrebbe intervenire ma fugge, per l’egoismo di pochi, per l’indifferenza verso il degrado ambientale, il Lago muore. Le foci che col loro flusso costante e bidirezionale dovrebbero assicurare il ricambio di ossigeno, sono ormai ostruite. Le acque sono diventate ricettacolo di ogni sorta di liquido umano e industriale. Il coma è vicino. L’intero sistema vegetale ed animale presente in esso, rischia l’estinzione. Si salvano forse, per ora, solo le cozze , grazie ad una ventilazione artificiale.
Geppino Basciano

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