Le trivellazioni nell’ambito del ‘Campi Flegrei Deep Drilling Project’. L’obiettivo è lo studio del supervulcano per mitigare i rischi. Già negli anni ’70 e ’80 in pieno bradisismo ci furono esplorazioni per scopi geotermici. Ma non tutti sono d’accordo. “E se il Vesuvio s’arrabbia?”
E’ iniziata la perforazione dei Campi Flegrei, che permetterà per la prima volta di osservare dall’interno un supervulcano. Esistono solo una decina di vulcani come questi nel mondo, sono strutture capaci di eruzioni molto violente, ma per fortuna molto rare. La perforazione è arrivata già a 200 metri di profondità ed è frutto di un progetto internazionale ‘Campi Flegrei Deep Drilling Project a guida italiana con l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv). ‘La perforazione e’ iniziata da qualche giorno nell’area di Bagnoli Futura”, ha detto il coordinatore del progetto, Giuseppe De Natale, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. L’obiettivo, ha spiegato, è “monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio”.
LE TRIVELLE SOTTO IL VULCANO
Si tratta di conoscere a fondo come è fatto e come funziona un supervulcano e la perforazione permetterà di compiere un ‘viaggio’ nel passato del supervulcano di Campi Flegrei. La perforazione era prevista inizialmente nel 2010, ma allora lo stop da parte del Comune aveva bloccato il progetto. Il via libera da parte della nuova amministrazione comunale è arrivato pochi mesi fa. In questo momento i ricercatori stanno realizzando il primo pozzo previsto dal progetto che sarà profondo 500 metri e avrà un costo di circa 500.000 euro. “Siamo arrivati –
ha spiegato – a toccare il tufo giallo espulso dall’eruzione di 15.000 anni fa e che pensiamo abbia uno spessore di circa 100 metri”. Dopo il primo pozzo di 500 metri, fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri.
Non è la prima volta che si perfora il supervulcano di Campi Flegrei: negli anni ’70 e ’80, in pieno bradisismo, spiega De Natale, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivò a 3.050 metri di profondità, ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perchè si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l’Italia in quel momento era concentrata sul nucleare.
La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si devono a quei pozzi, che però avevano uno scopo diverso, ha aggiunto De Natale, è la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, “per creare un osservatorio in profondità che studi il vulcano”.
Sullo sfondo, però, si alimentano le polemiche. Paura che i pozzi possano causare una eruzione oppure che l’area diventi un cantiere e che cambi la futura destinazione a Parco Verde sono le principali preoccupazioni dei cittadini che vivono nell’area Flegrea e che hanno causato due anni fa lo stop del progetto. Oggi hanno partecipato a un incontro con i ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) nella sede dell’ente a Napoli e qui i ricercatori hanno risposto ai loro dubbi rassicurandoli “sull’assenza dei rischi paventati”. Vi erano una trentina di persone, fra rappresentanti di movimenti, associazioni, ragazzi dei centri sociali, oltre a rappresentanti del Comune di Napoli e della decima municipalità.
Il progetto ‘Campi Flegrei Deep Drilling Project’, subì uno stop nel 2010 alla vigilia della perforazione del primo pozzo, profondo 500 metri, in seguito alle perplessità dell’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino.
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