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Rischio vulcanico, ecco cosa prevede il Piano di Protezione Civile comunale. Aree di emergenza, scenario di criticità, livelli di allerta

Desideriamo condividere con tutti informazioni importanti riguardo al Piano di Protezione Civile Comunale, uno strumento fondamentale per la nostra sicurezza e benessere collettivo.

Vogliamo farlo senza creare allarmismi, ma con l’auspicio che ogni membro della nostra comunità sia consapevole e pronto.

Il Piano di Protezione Civile Comunale è un insieme di strategie e procedure progettate per affrontare situazioni di emergenza in modo efficace e coordinato.

È fondamentale sottolineare che la predisposizione di un piano di questo tipo non implica necessariamente la previsione di eventi catastrofici imminenti. Al contrario, è una pratica responsabile che molte comunità adottano per essere preparate, indipendentemente dalla probabilità di eventi negativi. Infatti il Piano di Protezione Civile presente sul sito internet del nostro comune è stato redatto nel 2015 e revisionato a fine 2017.

Sapere come comportarci in caso di emergenza è un passo importante per la nostra sicurezza personale e collettiva.

Quindi, non lasciamoci spaventare, ma piuttosto vediamo questa iniziativa come un passo positivo verso la nostra preparazione e resilienza.

Ricordiamo che in questo momento, secondo l’ultimo bollettino pubblicato dall’INGV, il monitoraggio dell’area flegrea permane nella fase di “Attenzione“, ossia colore Giallo e quindi mediamente critico.

Colori e scenari di criticità

Piano di Protezione Civile

Con il Piano di Protezione Civile si è inteso attivare iniziative ed interventi per l’attuazione delle attività di previsione e prevenzione, sulla base di studi e sulla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi.
L’identificazione dei rischi e l’individuazione delle zone del territorio ad essi soggetti, per la realizzazione di interventi di previsione e prevenzione, anche attraverso l’acquisizione di dati ottenuti dall’attività di indagine, hanno lo scopo di evitare o ridurre al minimo i danni conseguenti agli eventi calamitosi.

Per lo sviluppo e la realizzazione di procedure e provvedimenti, compresi quelli relativi all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi ed ogni forma di assistenza alla popolazione, in caso di calamità, il sistema di Protezione Civile, istituito dall’Ente locale, disciplina l’articolazione del Servizio medesimo, il quale prevede, tra l’altro, forme di cooperazione con strutture esterne all’Amministrazione e con organizzazioni di volontariato, oltre che rapporti di collaborazione fra tutti i soggetti Pubblici e Privati.

Riportiamo di seguito i paragrafi relativi alle aree di emergenza e del rischio vulcanico estratti dalla Relazione tecnica del Piano di Protezione Civile del Comune di Monte di Procida pubblicata sul sito ufficiale dell’ente.

AREE DI EMERGENZA

Per garantire un adeguato aiuto ed assistenza alla popolazione sono state individuate le aree d’emergenza, in particolare aree di attesa e di accoglienza della popolazione e aree di ammassamento dei soccorritori.

AREE DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE

Aree idonee dove si reca la popolazione del quartiere per ricevere le prime informazioni

AP1 Marina di Monte di Procida
AP2 Piazza S. Antonio
AP3 Piazza XXVII Gennaio
AP4 Piazza Michele Silvestri Cappella
AP5 Cercone

AREE DI ACCOGLIENZA DELLA POPOLAZIONE

Aree idonee all’accoglienza della popolazione fino a cessata emergenza dove, in caso di necessità, può essere istallata una tendopoli.

AC1 Roulottopoli Torrione
AC2 Marina di Monte di Procida
AC3 Montegrillo

AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI

Aree idonee per la strutturazione di un campo base dove i vengono collocati i soccorritori con le loro attrezzature e mezzi

AM1 CAPPELLA Via Mercato di Sabato
AM2 TORRIONE Campo Sportivo

Nell’apposita sezione del sito del Comune o attraverso la APP è possibile avere informazioni aggiornate sugli avvisi di Protezione civile, sull’ambito territoriale di riferimento, sulle aree d’emergenza più vicine e sui percorsi più sicuri per raggiungerle.

RISCHIO VULCANICO

L’area urbana del Comune di Monte di Procida appartiene all’area dei Campi Flegrei, che insieme al comparto vulcanico del Vesuvio rappresentano un ampio complesso vulcanico attivo, ad elevato rischio. Tale rischio è dato dal rapporto della pericolosità dell’area in oggetto sia interessata da fenomeni vulcanici, in un lasso di tempo e, dalla quantità di danni che possono essere provocati.

L’intera area comunale presenta un altissimo rischio vulcanico e, lo stesso, può arrecare ingenti danni. La vulnerabilità dovuta all’attività vulcanica è data dalla posizione geografica del territorio comunale, dalla composizione geologica dei substrati di terreno e dalla forte urbanizzazione presente sull’intero territorio comunale.
Per fronteggiare il rischio vulcanico, a livello comunale il Piano di Protezione Civile dovrà recepire gli indirizzi nazionali e regionali, trasferiti di concerto con le Province e le Prefetture.

SCENARIO DI RISCHIO VULCANICO

In caso di attività vulcaniche lo scenario dell’evento interesserà l’intera area comunale. Il rischio, inciderà sull’ambiente, sui manufatti edilizi esistenti, sulla vita delle persone e sulle attività produttive, compreso il sistema viario e i sottoservizi. In caso di attività vulcanica sarà necessario attivare le due aree di attesa, Piazzale della casa Comunale e parcheggio del supermercato di Via Mercato di Sabato, individuate all’interno dell’area comunale ed ubicate in corrispondenza della viabilità principale, al fine di consentire una facile manovra dei mezzi di soccorso e di trasporto, che provvederanno al prelievo della popolazione presente prima che il fenomeno si verifichi.

Le Aree d’Attesa, in fase di funzionamento, dovranno essere dotate di uno spazio dedicato per il primo soccorso alla popolazione, da coordinare o con la Croce Rossa Italiana, oppure con società accreditate di volontariato, specializzate, di un punto mobile, quale containers, gazebo, ecc., dove avverano le registrazioni degli abitanti che lasceranno il territorio comunale con mezzi di supporto Regionale.

Tali aree sono state dimensionate tenendo conto che il 50% della popolazione, che risulta essere pari a 12.886 abitanti, provvede a muoversi autonomamente, mentre la restante parte, ovvero 6.443 abitanti, è prima di mezzi di trasporto o ha difficoltà che impediscono lo spostamento. Questo flusso di persone sarà gestito in 48 ore, dall’attivazione dello stato d’allerta, da parte degli Organi Regionali e Nazionali competenti. Per garantire una corretta gestione del sistema di evacuazione, tramite l’ausilio dell’ACAMIR, Ente apposito designato allo spostamento del flusso delle persone, con mezzi proprio, della popolazione, la macchina organizzativa dovrà dislocare 135 persone/ora sulle apposite Aree d’Attesa, dando priorità all’Area d’Attesa N.2, di Via Mercato di Sabato, per le prime due ore, dall’attivazione dello stato d’allerta e, successivamente concentrare tutte le attività nell’Area d’Attesa N.1, ubicata nel piazzale della Casa Comunale.

Durante la fase di allerta, si dovranno avviare tutte le procedure di evacuazione da qualsiasi edificio, sia pubblico che privato e attivare, immediatamente, la macchina organizzativa della Protezione Civile, coadiuvata dallo staff tecnico comunale e dal gruppo di volontariato, per programmare, post fenomeno vulcanico, le attività di sopralluogo e verifica dell’esistenza di pericoli o meno dei fabbricati interessati all’azione vulcanica.

Ai fini della panificazione di emergenza, il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, prende prioritariamente in considerazione i seguenti fenomeni calamitosi conseguenti un’eruzione vulcanica:

• terremoti,
• ceneri vulcaniche,
• flussi piroclastici,
• colate di fango (lahars),
• alluvionamenti.

Essi sono stati attualmente valutati, per il Vesuvio e per i Campi Flegrei, sulla base dei risultati prodotti dalla comunità scientifica, sintetizzati dal Gruppo A “Scenari e livelli di allerta 14” e validati dalla Commissione Grandi Rischi. Le carte di scenario di evento e/o di danno prodotte dai Centri di Competenza e assunte dal DPC alla base degli indirizzi di Piano saranno fornite dalla Regione ai comuni ricadenti nelle aree interessate e sono:

• carta di pericolosità sismica;
• carta di danno sismico atteso;
• carte degli scenari di evento e di danno da caduta di cenere;
• carta dell’indice di rischio da caduta di cenere;
• carta dei limiti di invasione dei flussi piroclastici;
• carta delle aree soggette ad alluvionamenti e colate di fango.

Il Sindaco deve assicurare nell’ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata. Le azioni che dovranno essere attivate dal Sindaco sono calibrate in relazione ai differenti livelli di allerta.

Sono previsti 4 quattro livelli di allerta, uno base e tre di allerta, ovvero:
• Base (verde);
• Attenzione (giallo);
• Preallarme (arancione);
• Allarme (rosso).

I passaggi da un livello all’altro vengono comunicati dal DPC sentita la Commissione Grandi Rischi.
I Campi Flegrei sono una caldera vulcanica e, come il Vesuvio, presentano un rischio molto elevato per la presenza di numerosi centri abitati nell’area e per la loro immediata vicinanza alla Città di Napoli.

La definizione della pericolosità ai Campi Flegrei incontra maggiori problemi rispetto ad altri vulcani. Per la definizione di uno scenario eruttivo è infatti necessario determinare il tipo di eruzione più probabile, con le relative possibili fenomenologie attese, nonché la probabilità di apertura di bocche eruttive in zone diverse, che ovviamente condiziona la potenziale distribuzione dei prodotti sul territorio. Nei Campi Flegrei infatti, a differenza di quanto avviene nei vulcani con apparato centrale, l’area di possibile apertura di bocche eruttive è molto ampia.

Si prevede comunque che una futura eruzione ai Campi Flegrei possa generare diverse fenomenologie, riassumibili essenzialmente nel lancio di bombe e blocchi di grosse dimensioni nell’immediato intorno del centro eruttivo, nello scorrimento di flussi piroclastici nel raggio di alcuni chilometri, nella ricaduta di ceneri e lapilli a distanza anche di molti chilometri.

Per quanto concerne quest’ultimo fenomeno occorre considerare che, a differenza del Vesuvio, la città di Napoli si trova sottovento rispetto alla direzione dei venti dominanti e sarebbe pertanto coinvolta.

Il sistema di monitoraggio, presente nell’area dei Campi Flegrei e attivo 24 ore su 24, è gestito dall’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. In particolare il sistema è composto da:

– Stazioni sismiche per il monitoraggio degli eventi simici e dei fenomeni associati alla dinamica dei fluidi;
– Stazioni gravimetriche per la misura delle variazioni temporali della gravità legata ad una ridistribuzione delle masse;
– Stazioni geochimiche per la misura delle temperature delle fumarole e della composizione dei fluidi;
– Stazioni Gps, clinometriche e dilatometriche per la rivelazione delle deformazioni del suolo;
– Telecamere per l’osservazione diretta dei fenomeni.

Inoltre si effettuano campagne periodiche mensili e bimestrali per la misura di particolari parametri geofisici e geochimici, che permettano, insieme alle misure in continuo, di riconoscere in modo tempestivo l’eventuale insorgenza di fenomeni che indicano la riattivazione del vulcano.

Nell’ambito degli accordi con l’Agenzia Spaziale Italiana-Asi e del progetto Asi-Srv (Sistema Rischio Vulcanico), sono stati implementati strumenti di analisi multi parametrica che permettono di esaminare dati in real-time acquisiti dalle reti di monitoraggio a terra confrontandoli con i dati delle missioni spaziali (EO) attualmente disponibili (satelliti MODIS, AVHRR, ASTER, HYPERION, COSMOSKYMED).

Piano di emergenza.

Così come per il Vesuvio, il Piano nazionale d’emergenza dei Campi Flegrei identifica un’area rossa, potenzialmente soggetta allo scorrimento dei flussi piroclastici, da evacuare preventivamente nel caso di eruzione vulcanica.

Il Piano nazionale d’emergenza, redatto nel 2001 è ora in fase di aggiornamento completo. L’11 maggio 2009, con Decreto del Capo Dipartimento, è stato istituito un Gruppo di lavoro con l’obiettivo di redigere il documento che identifica gli scenari eruttivi e i livelli di allerta per l’aggiornamento della pianificazione d’emergenza ai Campi Flegrei. Questo documento è stato consegnato al Dipartimento a dicembre 2012 e costituisce la base su cui il Dipartimento sta lavorando per individuare la nuova zona rossa.

A tre mesi dall’approvazione della nuova zona rossa, cioè l’area da evacuare in via cautelativa in caso di eruzione, il 3 aprile 2015 è stata approvata con la delibera n. 175 della Regione.

Campania anche la zona gialla per i Campi Flegrei, cioè l’area esterna alla zona rossa, potenzialmente esposta a una significativa ricaduta di cenere vulcanica. Come per il Vesuvio, anche per i Campi Flegrei sia la zona rossa sia la zona gialla saranno formalizzate con una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Entrambe le aree sono state individuate dal Dipartimento della protezione civile, in raccordo con la Regione Campania, sulla base delle indicazioni fornite dalla comunità scientifica. Il punto di partenza per l’aggiornamento di queste aree è stato il rapporto finale elaborato dal “Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento per il piano di emergenza dei Campi Flegrei per il rischio vulcanico”, istituito nel 2009. Questo documento è stato sottoposto alla valutazione della Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico che ne ha discusso in diverse sedute per fornire proprie indicazioni al Dipartimento.

La nuova zona rossa comprende l’area esposta all’invasione di flussi piroclastici, che consistono in una miscela di gas e materiale solido ad alta temperatura che si muove ad elevata velocità. Si tratta della fenomenologia vulcanica più pericolosa per la vita umana e per la quale l’unica misura di salvaguardia per la popolazione è l’evacuazione preventiva. Rispetto alla zona rossa tracciata nel 2001, la nuova area da evacuare preventivamente comprende anche alcune aree dei comuni di Giugliano in Campania, Quarto, Marano e, a Napoli, i quartieri di Chiaiano e San Ferdinando. Oltre a questi, restano in zona rossa – con qualche modifica nelle delimitazioni – i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, e, a Napoli, i municipi di Soccavo-Pianura, Bagnoli-Fuorigrotta, Vomero-Arenella e i quartieri di Posillipo e Chiaia.

La definizione della zona gialla si basa su recenti studi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche e tiene conto delle statistiche storiche del vento in quota. In particolare, sulla base delle mappe di probabilità ottenute, sono state individuate le aree dove l’accumulo di ceneri è in grado di causare il collasso di tetti con resistenza medio-bassa. La zona gialla comprende 6 Comuni e 24 quartieri del Comune di Napoli. I comuni sono: Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore. I quartieri Comune di Napoli sono Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all’Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero, Zona Industriale.

La ricaduta delle ceneri vulcaniche può produrre, a livello locale, sia effetti sulla salute dell’uomo, sia impattare significativamente sulle attività quotidiane in ambiente rurale e nei centri abitati. Per contrastare tali effetti, anche i comuni esterni alla zona gialla dovranno provvedere ad aggiornare le proprie pianificazioni di emergenza individuando adeguate misure operative e di salvaguardia della popolazione.
Questo dossier sarà costantemente modificato per raccontare tutte le fasi che porteranno all’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza per i Campi Flegrei. La prima pagina ripercorre il percorso che ha portato alla revisione del Piano del 2001; la seconda spiega come sono stati individuati l’evento di riferimento e i livelli di allerta per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza; la terza dettaglia la ridefinizione della zona rossa, la quarta descrive la zona gialla.

Evento di riferimento e livelli di allerta:

Il Gruppo di lavoro incaricato di definire gli scenari e i livelli di allerta in caso di ripresa dell’attività eruttiva nell’area vulcanica flegrea ha redatto e consegnato un Rapporto che fornisce i possibili scenari pre-eruttivi ed eruttivi ai Campi Flegrei e le relative valutazioni di pericolosità dei diversi fenomeni, facendo sintesi della conoscenza scientifica disponibile al momento della sua stesura.
Data la complessità del sistema vulcanico flegreo e l’assenza di eruzioni recenti (l’ultima eruzione di Monte Nuovo risale al 1538), il documento mette, in risalto l’incertezza della previsione dell’eruzione attesa e del suo stile. Si aggiunge poi l’incertezza legata alla localizzazione della bocca eruttiva. Già dall’analisi visiva della caldera flegrea si può constatare la complessità del sistema vulcanico, caratterizzato dalla compresenza di numerosi crateri.
Inoltre, non è possibile escludere che la ripresa dell’attività eruttiva avvenga da più bocche contemporaneamente.

L’evento di riferimento:

Per la definizione della scala dell’evento di riferimento, è stato effettuato uno studio probabilistico sulla ricorrenza di eruzioni avvenute negli ultimi 5 mila anni di attività dei Campi Flegrei, periodo ritenuto significativo perché successivo all’ultima modifica strutturale della caldera. Per ciascuna scala eruttiva sono stati individuati i seguenti livelli di probabilità di accadimento:

• Effusiva – 11.9%
• Esplosiva piccola – 59.6 %
• Esplosiva media – 23.8 %
• Esplosiva grande – 4.0 %
• Esplosiva molto grande – 0.7 %

Da questa analisi statistica emerge che, in caso di riattivazione, si ha circa il 95% di probabilità che l’eruzione sia di scala minore o uguale a quella media. L’eruzione media corrisponde,
dunque, a una scelta ragionevole di “rischio accettabile”, considerato che la probabilità che questo evento venga superato da un’eruzione di taglia maggiore (grande o molto grande) è
inferiore al 5%.
L’aggiornamento della pianificazione nazionale d’emergenza, sulla base di quanto prodotto dal Gruppo di lavoro e dalle valutazioni della Commissione Grandi Rischi, considera quindi come
evento di riferimento un’eruzione esplosiva di taglia media. Le aree a rischio definite per questo tipo di eruzione coprono anche quelle previste in caso di eventi di scala minore.
Tuttavia, si sottolinea che allo stato attuale delle conoscenze, qualora si presentassero fenomeni legati ad una probabile riattivazione, non sarebbe possibile stabilire dall’analisi dei precursori di quale tipo sarà l’eventuale eruzione.

Scenari eruttivi attesi:

Lo scenario eruttivo definisce l’insieme dei fenomeni pericolosi e la loro area di impatto. In caso di ripresa dell’attività eruttiva, i fenomeni attesi possono essere di intensità e impatto diversi a seconda della tipologia e della scala dell’evento di riferimento e per un’eruzione di scala uguale o inferiore a quella media prevedono:

• la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta qualche chilometro;
• la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell’immediato intorno della bocca eruttiva e di particelle di dimensioni minori (ceneri e lapilli) anche a diverse decine di chilometri di distanza;
• la formazione di flussi piroclastici che scorrerebbero per alcuni chilometri

In aggiunta, ai Campi Flegrei possono verificarsi particolari fenomeni esplosivi legati al coinvolgimento di acqua esterna, noti come esplosioni freatiche, in aree con intensa attività idrotermale (area Solfatara/Pisciarelli), o dove esistono attualmente disponibilità significative di acqua superficiale, quali zone umide residuo di ambienti lacustri (Agnano), laghi intra-craterici (Averno) e mare (Golfo di Pozzuoli).

Le aree di pericolosità:

Sulla base della scala dell’evento eruttivo di riferimento e degli scenari connessi, vengono definite le tre zone del Piano (rossa, gialla e blu) per le quali sono previste differenti misure operative. La zona rossa comprende l’area esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che per le loro elevate temperature e la loro velocità rappresentano il fenomeno più pericoloso per le vite umane; la zona gialla, individua le aree esposte alla ricaduta di lapilli e ceneri vulcaniche, e la zona blu prenderà in considerazione le zone esposte ai fenomeni di alluvionamento e invasione da colate rapide di fango (lahar).

I livelli di allerta:

Nel documento prodotto dal Gruppo di lavoro sono stati definiti anche i livelli di allerta per i Campi Flegrei, che scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva.
Come nella pianificazione di emergenza 2001, i livelli di allerta sono quattro: un livello di base (verde), un livello di attenzione (giallo), un livello di pre-allarme (arancione) e un livello di allarme (rosso).

Il passaggio da un livello di allerta al successivo è stabilito sulla base delle variazioni dei parametri ordinariamente monitorati dal sistema di monitoraggio gestito dall’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv.

Nuova zona rossa

La “zona rossa” è l’area per cui l’evacuazione preventiva è individuata quale unica misura di salvaguardia della popolazione. La nuova zona rossa per i Campi Flegrei comprende, come quella già individuata nel Piano di emergenza del 2001, i territori potenzialmente esposti all’invasione di flussi piroclastici.
Studi e scelte alla base della ridefinizione della zona rossa. Il percorso di aggiornamento della zona rossa flegrea è iniziato a gennaio 2013, con la consegna del documento del Gruppo di lavoro della Commissione Nazionale, incaricata nel 2009 di ridefinire lo scenario eruttivo e i livelli di allerta. Il Dipartimento ha quindi sottoposto questo documento alla Commissione Grandi Rischi-Settore rischio vulcanico che ha fornito le proprie valutazioni e raccomandazioni sulle modalità di revisione della zona rossa.

A differenza di quanto stabilito per il Vesuvio, la Commissione ha suggerito di adottare per i Campi Flegrei un approccio probabilistico rispetto alle diverse scale eruttive attese e alla posizione della bocca eruttiva.
La stessa Commissione, nell’ambito dell’analisi effettuata dal Gruppo di lavoro, ha individuato nello studio di Orsi et al. del 2004 il riferimento per il Dipartimento della protezione civile da cui trarre le informazioni per la perimetrazione della nuova zona rossa sulla base della distribuzione dei depositi lasciati dai flussi piroclastici. Si tratta infatti del lavoro che più di recente ha raccolto e sistematizzato tutte le conoscenze al momento disponibili sui depositi dei flussi piroclastici dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, avvenuta circa 15mila anni fa. Questo studio fa coincidere l’area a maggiore probabilità di invasione dei flussi piroclastici con la caldera flegrea, a eccezione di uno sconfinamento a nord-est, verso i territori del comune di Marano e del quartiere Chiaiano di Napoli.

Inoltre, per l’incertezza legata alla localizzazione della bocca eruttiva, la Commissione Grandi Rischi ha suggerito di estendere la zona a maggiore pericolosità anche all’area di Napoli a est della caldera, in particolare alle colline di Posillipo, VomeroArenella e all’area a nord-ovest verso Quarto e Monte di Procida. Il Dipartimento, d’intesa con la Regione Campania, ha inoltre ritenuto di ricomprendere nella zona rossa anche l’area pianeggiante del municipio I di Napoli ai piedi della collina di Posillipo, fino al limite orografico del monte Echia, corrispondente sostanzialmente al quartiere di Chiaia.

A differenza di quanto adottato per il Vesuvio, l’aggiornamento della zona rossa per i Campi Flegrei non contempla la definizione di una Zona rossa 2, soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (ceneri vulcaniche e lapilli).

Nel caso dell’area flegrea, infatti, le mappe evidenziano che solo il centro storico di Napoli (esterno alla zona rossa) si troverebbe in questa condizione. Per tale area saranno individuate specifiche misure di salvaguardia della popolazione da attuare ad eruzione prossima o in corso d’evento.

Elenco dei comuni in zona rossa

Rispetto alla zona rossa tracciata nel 2001, la nuova area da evacuare preventivamente comprende anche alcune aree dei comuni di Giugliano in Campania, Quarto, Marano e, a Napoli, i quartieri di Chiaiano e San Ferdinando. Oltre a questi, restano in zona rossa – con qualche modifica nelle delimitazioni – i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, e, a Napoli, i municipi di Soccavo-Pianura, Bagnoli-Fuorigrotta, Vomero-Arenella e i quartieri di Posillipo e Chiaia.

Sulla base della nuova perimetrazione della zona rossa, la Regione Campania ha intrapreso un percorso di condivisione e approfondimento con i comuni interessati, che ha avuto l’obiettivo di
identificare sul territorio ulteriori elementi fisici, infrastrutturali e urbanistici per definire in modo più dettagliato i confini della zona da evacuare. Solo i Comuni di Napoli e Marano hanno proposto variazioni sul limite della zona rossa all’interno del proprio territorio; tutti gli altri hanno preso atto della proposta di ridelimitazione formulata dal Dipartimento e condivisa con la Regione Campania. Il 29 dicembre 2014 è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Campania la delibera della Giunta regionale con la delimitazione definitiva della zona rossa.

In base agli studi effettuati, Monte di Procida ricade nella zona a più alta probabilità di invasione, con valori che variano tra oltre il 50% e il 10%, che comprende la regione indicativamente delimitata (da est a ovest) dalle aree di Posillipo, Vomero, Arenella, Soccavo, Verdolino, Camaldoli, Pianura, parte del territorio di Marano e Quarto, Monteruscello, Cuma, Fusaro, Monte di Procida e Bacoli. I valori più alti di probabilità di invasione, stimati intorno al 50%, sono localizzati nell’area di Astroni-Agnano. Si evidenzia che la grande maggioranza degli eventi eruttivi avvenuti nella terza epoca hanno prodotto flussi piroclastici i cui depositi sono compresi in questa zona. In particolare, flussi piroclastici prodotti da eruzioni di scala piccola e media dovrebbero prevalentemente essere circoscritti in questa area.

Per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche, si riporta quanto previsto dall’allegato 4 alla Delibera della Regione Campania per la definizione della zona gialla dei Campi Flegrei.

Prime indicazioni per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche

1. Per la progettazione degli interventi strutturali e la verifica delle strutture esistenti in “Zona rossa” e “Zona gialla” del Piano Nazionale di Emergenza dei Campi Flegrei si suggerisce di considerare anche il carico verticale conseguente all’accumulo di ceneri vulcaniche;
2. Il carico da cenere è una “azione eccezionale”, così come definita al paragrafo 3.6 delle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. del 14 gennaio 2008;
3. I valori di calcolo si definiscono in base allo scenario di riferimento, considerando il carico da cenere asciutta, riportato nelle tabelle di cui all’Allegato 6, che ha probabilità
di superamento del 10%, così come valutato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal Centro Studi Plinivs dell’Università di Napoli Federico II –
Centro di Competenza del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) – in base alle statistiche del vento in quota;
4. Il carico da cenere asciutta deve essere opportunamente maggiorato per tener conto dell’effetto di possibili piogge concomitanti o successive all’eruzione vulcanica. Tale
incremento è pari a 1,5 KN/mq, ovvero al corrispondente carico da cenere asciutta se inferiore;
5. Per tener conto degli effetti delle pendenze delle coperture, si applicano le medesime regole che le Norme Tecniche indicano per il carico da neve;

Il Carico Max. per Comune per probabilità di superamento del 10% definisce per Monte di Procida un valore di CIPC pari a 63047, con C.10% (Kg/mq) pari a 600.

P.S.: Queste informazioni potrebbero essere soggette a variazioni o aggiornamenti nel tempo, quindi è sempre consigliabile verificare presso le fonti ufficiali o le autorità competenti.

Link alla relazione tecnica descrittiva del Piano di Protezione Civile del comune di Monte di Procida presente sul sito internet dell’ente: https://www.comune.montediprocida.na.it/test-menu/protezione-civile/14134-piano-di-protezione-civile-relazione-tecnica-descrittiva

Vi invitiamo a informarvi sulla natura di questo piano consultando le risorse messe a disposizione dalla Protezione Civile Comunale. Inoltre, partecipare a eventuali sessioni informative o esercitazioni può essere un modo utile per comprendere meglio come tutto ciò si traduce nella pratica.

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