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Un ragazzo montese Stefano Carannante resta in zona rossa in Lombardia per coronare suo sogno di attore.

La storia di un ragazzo montese Stefano Carannante restato in zona rossa in Lombardia per coronare suo sogno di attore . Una storia come quelle di tante persone flegree che lavorano al nord e resistono in questo momento così difficile per il nostro paese

 Io resto. E resisto.

Io sono nato in America, lontanuccio, ed è lì che c’ho mia madre e mio padre, ed è lì che vorrei essere.
 O vorrei essere dai miei nonni e il resto dei parenti, a Monte di Procida, Napoli, il mio paese d’origine, la mia terra. Sono tutti preoccupati per me. Ma non posso.
 Al momento non sono né in America, né a Napoli, ma esattamente nella “Zona Rossa” Lombarda. Sono a Milano perché per fare l’attore si fanno i sacrifici, si va anche fuori a studiare, soli tra mille difficoltà. E quando ho preso la valigia per venire qui, ho pensato alla mia vita che prendeva la giusta piega, alla svolta, a tutti i sogni presi a inseguire, quelli che immagini da quando sei bambino. E non avrei mai immaginato che questa città dalle ampie vedute, che ti porta così vicina ai tuoi sogni, sarebbe diventata la mia “gabbia”. 
Le virgolette sono d’obbligo, perché nessuno mi ha impedito di prendere un treno e tornare al sud, dove la paura è ugualmente tanta, ma non supera la voglia di stare in famiglia. E confesso, che ieri sera, quel famoso decreto di “isolamento” della zona rossa, mi ha fatto sudare. Per un momento, l’idea che qualcuno potesse impedirmi di uscire, di lasciarmi andare, di farmi sentire libero di tornare a casa mi ha fatto impazzire.
Nella follia ho preparato la valigia, indossato il cappotto e subito controllato i mezzi di trasporto disponibili. Poi d’improvviso mi ha attraversato un pensiero:
“Perché stai partendo?”, “Cosa ti spinge veramente a partire?”, “È davvero la cosa giusta da fare?”. 
Ho lasciato cadere tutto, ho disfatto la valigia e riposto il cappotto.

Ora sono solo, nella mia stanza che non mi vede prendere aria da sette giorni.
La voglia di rivedere la famiglia, la voglia di stare al tranquillo nella propria terra è tanta… ma il senso di responsabilità e la profonda coscienza verso la problematica apre gli occhi su quale sia la cosa giusta da fare. Farsi prendere dal panico è uno dei miei hobby preferiti, ma quando si tratta di sicurezza e amore verso i propri cari non c’è panico che tenga. Io amo il mio paese. Monte di Procida mi ha cresciuto, è stato e sarà sempre un pezzo del mio cuore, ed è per questo che va protetta.
Certo, se non avessi ragionato, a quest’ora farei parte anche io dello sciame di persone in fuga dalla Lombardia.
Incoscienti?
Irresponsabili?
Non lo so, credo solo che molti abbiano ragionato col cuore.
L’ho fatto anch’io, e ho solo appurato che in questi casi, la cosa giusta da fare, è preservare la salute di chi vuoi bene, omettendo qualsiasi discorso egoistico.
Quindi resto. E resisto.
#amoilmiopaese #montediprocida

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