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Cumana, una mattinata da incubo nel treno Torregaveta-Montesanto

cumanaSfogliando un vocabolario, la definizione della parola Prassi è la seguente: ”Attività pratica che si contrappone a quella teorica”. Bene, si addice perfettamente al nostro caso: anticipare la sveglia, correre alla stazione, attendere i ritardi della Cumana, condividere con altre centinaia di persone lo stesso vagone dell’unico convoglio, fare tardi a scuola/lavoro.

E’ questa ormai la prassi a cui sono abituati coloro che “arrogano” il diritto di raggiungere le loro attività tramite la Cumana, ancora di più se la partenza è dal capolinea di Torregaveta. E’ accaduto anche questa mattina e ce lo testimonia uno studente, G. P., dell’Istituto Superiore di Agnano “Artemisia Gentileschi”.

“Come tutte le mattine mi sono recato alla stazione alle 7 circa, c’erano le solite persone, ormai siamo abituati al fatto che la partenza, almeno per la prima parte della mattinata, non rispetta i soliti venti minuti, quindi ci saremmo aspettati la solita partenza del treno alle 7.10. Invece non è stato così, il treno è arrivato alle 7.20 ed è stato fermo a Torregaveta 15 minuti circa. In più, ho scoperto che c’erano solo due treni, perché ho sentito parlare dei dipendenti, che come al solito a noi viaggiatori non hanno detto nulla, siamo costantemente all’oscuro”. Dalle foto inviateci, si può evincere poi che oltre all’attesa spasmodica, il tragitto all’interno del convoglio è stato oltre misura disagevole, considerando quanta gente fosse accalcata in così poco spazio.

“Per fortuna questa mattina mi è andata bene, sono riuscito ad entrare in orario, nonostante mi fossi anticipato di molto. Ma per molti miei amici non è andata bene”.

“Non che i disagi si verifichino solo in mattinata – ha continuato il nostro studente. Basti pensare al ritorno da scuola, all’ora di punta, in cui studenti di tutte le scuole e delle varie facoltà universitarie, devono tornare a casa. Spesso, alla stazione della Cumana di Agnano, non abbiamo dovuto attendere i canonici 20 minuti, ma anche 45 minuti o addirittura un’ora, lasciando immaginare quanto risulta opprimente e sgradevole la condivisione di pochi metri quadrati con centinaia di persone, stanche, sudate ed affamate. Un incubo insomma”.

Si scriveva della prassi: sì, è divenuta ormai più che un’attività, un’arte, quella del sacrificio pratico, dello sbuffare ed imprecare pragmatico, ma soprattutto della silenziosa sopportazione contrapposta a una regola teorica che prevederebbe un sistema di trasporti di un paese pseudoindustrializzato. Non tengono più gli annunci trionfali di nuovi convogli, di nuove corse, di investimenti. Qui pare che la linea della decenza sia stata oltrepassata già da un pezzo…ed il capolinea tarda ad arrivare, come al solito, appunto.
Riccardo Simeone da www.espressonline.net

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