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Una finestra sul mondo: I Nerùne ieri oggi… e domani. di Tullio Russo

I Nerùne ieri oggi… e domani

La mia è una storia recente ma che ha radici molto profonde, anzi legate alle origini del mio paese, Monte di Procida, perché, da fonti del capitano Pasquale Mancino (come lo chiamo io), la presenza sul Monte del mio cognome Russo (di origine siciliana) nonché soprannome “Neròne” risale agli inizi del 1700 con l’arrivo dei primi coloni.

Si, la famiglia di cui parlo è soprannominata “i Nerùne” ed è quasi certo che l’origine del soprannome derivi dal colore della nostra pelle in quanto siamo molto scuri. L’origine già è siciliana, quindi già di base scuri, poi la coltivazione nei campi di allora o a pescare le telline nella “chiaia” (storia più recente), ed è stato facile individuare quei Russo con quel nickname.

I Nerùne – Ieri

La storia recente è fatta di un incontro annuale di una famiglia numerosa che ha sempre avuto difficoltà ad incontrarsi, pertanto grazie all’ospitalità della famiglia Corteo, che ha messo a disposizione uno spazio bellissimo che rappresenta uno scorcio di una bella Monte di Procida, abbiamo esaudito 3 anni fa un desiderio comune: festeggiare tutta la famiglia dei “Nerùne” con tutti i cugini anche sparsi per il mondo.

La festa di riferimento è legata alla famiglia di Domenico Russo e Teresa Mancino sposati il 18 marzo 1920 (vedi albero genealogico) e dalla loro unione sono nati 14 figli. Pertanto immaginate quanti cugini/procugini con relative famiglie partecipano alla festa.

I Nerùne – Albero Genealogico

Ma la cosa più bella è che si è creato un appuntamento annuale che tutti aspettano: i cugini da Genova preparano i biglietti, chi viene da Bologna, chi da Cagliari, chi organizza dagli States. Addirittura grazie alla festa, alcuni di noi hanno conosciuto due cugini, che abitano negli USA/Brooklyn, con le loro famiglie che mancavano dal paese da oltre 10 anni e per l’occasione sono venuti a far conoscere ai loro figli le loro origini e tutta la loro famiglia.

I Nerùne – Oggi

È diventato un appuntamento annuale che ora attendiamo con gioia per festeggiare tutti insieme. Parliamo di oltre 100 persone, ma c’è una grande organizzazione tra Chef… comìs e camerieri che reggono fino al punto in cui Dioniso non li porta tutti con sé nel tempio a lui dedicato.
La cucina diventa un luogo dove ognuno dà il suo apporto: chi frigge, chi prepara la brace, chi condisce il sugo, chi affetta il prosciutto… ogni componente trova il da farsi e lo fa sotto una attenta regia di Renato Bonanno, cugino acquisito che ha carpito subito le arti culinarie per deliziare tutti i membri della famiglia, ma di più ha capito bene che non sarebbe mai mancato il vino.

I Nerùne – Oggi

Tante sono le storie dei nostri avi che vengono raccontate durante questa giornata, ma tra le tante mi piace ricordare quelle di zio Michele (famoso anche per le feste del ferragosto montese organizzate insieme a  “zì ‘ndrè malòssa”) che liberò una nave della Marina Militare Italiana dai tedeschi senza armi, solo grazie alla sua forza e il suo coraggio e per questo gesto eroico ha ricevuto una medaglia al valore.

O quando zio Michele fu chiamato per difendere una donna importunata a Torregaveta (‘i figghiòle) da parte di un inglese ubriaco, che ebbe la peggio e doveva capirlo già allora che le donne non si toccano. A causa di ciò mio Padre e i suoi fratelli dovettero tenere nascosto zio Michele “’mbacce re cuòste” per molto tempo.

Ricordo ancora mia mamma che quando voleva minacciare mio fratello grande “‘u scrignàto” che combinava guai diceva: “lo dico a zio Michele”. Poi si racconta del famoso “basaménto” a Brooklyn di zia Ida e zio Giovanni, porta aperta sempre per tutti i Montesi che emigravano negli States.

Altro fatto curioso è quello di zio Vincenzo che per un periodo andò a lavorare al nord in una fabbrica e quando mostrò la foto dei suoi cari gli chiesero se fosse una foto di tutto il paese e lui rispose: “no, questa è solo la mia famiglia!”.

Comunque mi raccontano che da sempre a casa della nonna a Natale si finiva di mangiare ma poi la sera si andavano ad ammazzare un attimo i polli da mio padre e si riiniziava di nuovo a mangiare per il gusto di continuare a stare insieme.

Quando mio padre (r’i Nerùne) faceva la corte a mia madre (r’i Perecùne), le veci del nonno (perché già morto) le faceva zio Onorino Sciamàrre il quale prese in disparte mia madre e gli disse: “guarda, quest’uomo non sarà facoltoso ma sicuramente in questa famiglia (i Nerùne) ti divertirai perché si fa sempre festa”.

Quindi il nostro scopo è di tenere alto l’onore e festeggiare almeno una volta l’anno tutti insieme. Ci ha fermato solo la pandemia mondiale ma confidiamo di riprendere la tradizione appena sarà possibile considerato che dovranno essere aperti tutti i confini affinché l’evento prenda la portata che merita.

Articolo di
Tullio Russo


Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante

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