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Ciro Moriello racconta al sito Italian’s News (USA) la triste realtà americana ai tempi del Covid 19

Ciro Moriello é uno di quegli italiani che, negli Stati Uniti, hanno saputo farsi strada. Tanta strada.

Napoletano di Monte Procida, aveva appena 18 anni quando é sbarcato nel New Jersey con tante speranze e tanta voglia di lavorare.

E’ diventato un ristoratore di grande successo, presidente del Princeton Italian American Sportsman Club e coordinatore MIRE.

Per vent’anni Ciro é stato anche un riconosciutissimo empresario musicale ed ha portato negli Stati Uniti alcuni dei piú importante interpreti della musica leggera italiana.

In questo periodo il coronavirus ha praticamente messo in ginocchio, in tutto il mondo, la maggior parte delle attivitá economiche ed anche gli Stati Uniti, come purtroppo sappiamo, non sono esenti dai funesti sviluppi della pandemia.

Ciro Moriello, un paio di giorni fa, é stato ad Atlantic City, una delle mete mondiali del divertimento.

Racconta: “Mi sono sentito male, una città del genere è una macchina per generare denaro dando lavoro a migliaia di persone.

Personalmente – ricorda –  ho avuto l’onore di lavorare con i Casino di Atlantic City.

Per vent’anni ho organizzato concerti dei più grandi artisti italiani quali Morandi, Baglioni, i Pooh, Antonella Clerici con i ragazzi di “Ti lascio una canzone”, Gigi d’Alessio e tanti altri.

Andare oggi ad Atlantic City é come entrare in una città fantasma. Giuro che fa pena… La domanda che mi pongo é: come si potrá ricominciare? Come si rimetterá in moto una macchina del genere?  Tanti ristoranti, tanti negozi e tante macchine da gioco, tanti alberghi, tutta questa gente…

Io e mia moglie Rosanna volevamo mangiare qualcosa e non abbiamo trovato nulla aperto, una cosa terribile.

Mi ricordo molto bene perché io ho lavorato con il Taj Mahal, il Casino più grande di Atlantic City – prosegue Ciro Moriello –  che questo aveva bisogno di fatturare  minimo di 1 milione di dollari al giorno per pagarsi le spese. Sto parlando di vent’anni fa, oggi forse di 500.000 – Dava lavoro a molta gente. Quando organizzavo dei concerti il Taj Mahal disponeva di un teatro, dove potevano stare 1400 persone, e una arena che ne poteva contenere 5200. Il 90% delle volte io usavo l’arena e vedevo quanti operai vi lavoravano, cominciando dalla sicurezza, poi lo stage, i manager, gli ingegneri del suono, quelli delle luci, il box office, ecc.

Temo che tutte queste persone ora siano senza un lavoro. Come si fa? Questa non é Atlantic City…!”.

Ciro racconta che a Las Vegas accade lo stesso “ed anche in New Jersey le cose non vanno bene – spiega – Il Governatore non ci fa aprire, si parla di riprendere a metá giugno o forse alla fine, non lo sappiamo. A Princeton, dove esiste una delle migliori Universitá del mondo, le strade sono completamente vuote, non si vede nessuno. Ricordo che io e mia moglie andavamo a fare delle belle passeggiate all’interno dell’Universitá ed era bellissimo. Oggi in giro non c’é nessuno.

Non parliamo, poi, del settore della ristorazione… Sono proprietario di un ristorante che puó ospitare oltre 250 persone, con un bar, e non funziona più niente, tutto chiuso.

Insomma, siamo davvero di messi male. Ci hanno promesso che, forse, potevamo aprire un 50% dentro e fuori..  Speriamo.  Ho parlato con degli amici, anch’essi originari del mio paese, Monte di Procida. Alcuni sono imprenditori abbastanza grandi. Anche loro lamentano la stessa situazione: i ristoranti, nei malls, negli aeroporti e nelle città sono tutti chiusi”.  da Italian’s news

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