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Una finestra sul mondo: Acquamorta

Acquamorta

La prima finestra di questa rubrica non poteva che aprirsi sul porticciolo di Acquamorta, anima di Monte di Procida. “Abbascio u’ mare”, come comunemente è chiamato, è molto più di un porto è un rifugio per i cittadini di questo piccolo comune flegreo che ogni sera prima di rientrare a casa devono, come un rituale “sacro” passare per un saluto; e in un periodo in cui siamo costretti a restare a casa a causa del covid-19, Acquamorta proprio come una persona cara, manca.

Manca lo scorcio sulle isole di Ischia e Procida; mancano le barchette variopinte che ci ricordano costantemente le antiche origini marinaie; manca la falesia che fa da “cornice” a questa suggestiva insenatura e, attraverso i diversi colori, racconta la sua storia millenaria. Mancano le passeggiate, le chiacchierate, gli eventi sul lungo pontile, che come un braccio possente da  un lato protegge il porto e dall’altra si protende verso l’isola di Procida, quasi a voler raggiungere quel luogo al quale  siamo legati da una storia secolare. Monte di Procida, infatti, dopo la distruzione della contea di Miseno nell’IX secolo ad opera dei saraceni, è stata legata amministrativamente all’isola di Procida   fino al 27 gennaio del 1907 anno in cui raggiunse l’autonomia.

Acquamorta è anche il posto tranquillo dove potersi godere il mare nelle calde giornate estive e “lei”, proprio per accontentare tutti offre una duplice opportunità: scogli per i ragazzi e coppie senza figli da un lato e spiaggia per le famiglie con bimbi dall’altra.

Ed è proprio in queste acque che, secondo la leggenda, si ricorda l’amore di due giovani: Giosuè e Acqua; una storia che è segnata per sempre nell’onomastica di questa località. Si racconta che in tempi lontani vi era un ricco proprietario terriero che aveva una figlia, di cui era molto geloso, di nome Acqua. Un giorno la ragazza riuscì, di nascosto, a raggiungere la piccola spiaggia per farsi un bagno; era così contenta dell’attimo rubato che tra i vari tuffi non si accorse che si stava allontanando troppo dalla riva; improvvisamente un’onda la trascinò sott’acqua rischiando di farla annegare. Proprio in quel momento passava di lì Giosuè, un giovane pescatore procidano che la salvò riportandola a riva con la sua barchetta. Durante il tragitto i due ragazzi nel chiacchierare si accorsero di avere tante cose in comune, in primis la passione per il mare. Raggiunta la riva si salutarono. Da allora ogni giorno Acqua attendeva dalla finestra della sua casa il passaggio di Giosuè che lasciando il remo con un gesto della mano la salutava. Un giorno però il suo amato non passò e poco dopo Acqua apprese la notizia che un gruppo di pescatori procidani la sera precedente era annegato a causa di una tempesta improvvisa e imprevedibile. Così la giovane, distrutta dal dolore, fece una corsa sulla spiaggia e quasi a voler raggiungere il suo amato si gettò tra le onde senza farvi più ritorno. Il suo corpo non è stato mai trovato.  Da allora quelle acque furono chiamate “acquamorta” in memoria della ragazza.

Come tutte le leggende diverse sono le sfumature del racconto ma tutte riconducibili alla triste storia d’amore che lega indissolubilmente Acqua a Giosuè.

Al di là della leggenda, Acquamorta racchiude nel suo paesaggio anche storie e tradizioni ma di questo vi racconteremo nelle prossime settimane…

Monica Carannante gt

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