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Avv. Armida Mancino: Per dignità e non per odio. Buona Liberazione.

Gentile redazione,
con la presente mi permetto una riflessione ad alta voce con i miei concittadini in questo 25 Aprile 2018.

La mia generazione, figlia dei figli del dopoguerra, ha avuto forse ultima il privilegio di ascoltare la narrazione delle cronache di guerra da parte di chi l’aveva vissuta, seppure con echi minori; il racconto del conflitto è nella mia memoria essenzialmente un racconto di paura e di povertà. Mi perdoneranno coloro che ancora vaneggiano di un fascismo “buono” prima della guerra e uno cattivo dopo, perché la dittatura fa schifo, qualunque dittatura e da qualunque parte la si guardi; ed ogni dittatura è un regime guerrafondaio, che prospera sull’utilizzo del tutto arbitrario delle armi, a differenza della democrazia e dello stato di diritto, dove la coercizione fisica gestita dal monopolio statale è chiusa in rigidissimi schemi di legalità.

Proprio la mancanza di autorità talvolta ci fa apparire lo Stato lontano dalle esigenze di cittadini comuni, che aspirano innanzitutto alla sicurezza, che è il corollario della libertà: vogliamo essere sicuri quando siamo in casa, sicuri fuori, al riparo dalla violenza fisica e psicologica, e così chiediamo che le nostre case e i nostri beni materiali siano al riparo.

Siamo disposti a rinunciare a qualche sfumatura di libertà solo in cambio di maggiore sicurezza, e su questo delicato equilibrio fra libertà e sicurezza fondiamo anche le nostre scelte politiche, preferendo l’una o l’altra formazione politica in ragione dei nostri bisogni.

Accennavo prima alla paura ed alla povertà; sono due sentimenti, o condizioni, che rischiano di minare il valore profondo della libertà, che è democrazia.

Col passare degli anni, accompagnata dalla passione per la storia, per il diritto e più in generale per le scienze sociali ho imparato che la democrazia va coltivata, manutenuta e anche, concedetemi, coccolata.

La libertà ha tante sfaccettature e bisogna imparare a guardarla anche con gli occhi dell’altro; ad esempio un’auto sul marciapiede può rappresentare una compromissione insopportabile della libertà per chi cammina, a piedi o in carrozzella; parimenti un marciapiede sconnesso. La libertà va accarezzata con la sensibilità, con la giusta attenzione, laica o religiosa che sia, verso il prossimo.

E qui sta anche l’impegno politico. La politica oggi, anche nella nostra piccola e per tanti versi felice realtà, ha tre nemici ben visibili: l’indifferenza, la rassegnazione e la prepotenza. E io, nel mio piccolo, sono convinta che i tre nemici per quanto possano intimorire possono anche essere agevolmente sconfitti, se uomini e donne di buona volontà decidono di intraprendere insieme un giusto percorso politico democratico.

Comunque la pensiate, auguro a ciascuno di noi un 25 aprile di speranza concreta, che si traduca in azione, individuale e collettiva, sempre spinta dalla dignità umana e non dall’odio per l’altro.

…Per non dimenticare una libertà così faticosamente conquistata…

Avv. Armida Mancino

 

LO AVRAI
CAMERATA  KESSELRING

IL MONUMENTO CHE PRETENDI  DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ
A DECIDERLO  TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI

DEI BORGHI INERMI STRAZIATI  DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI  COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ

NON COLLA NEVE  INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA  DI QUESTE VALLI
CHE  TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIÚ DURO D’OGNI  MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO  FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI  S’ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A  RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI  POSTI CI TROVERAI
MORTI E VIVI COLLO  STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO  INTORNO AL MONUMENTO

CHE SI  CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA
(Piero Calamandrei)

 

Kesselring, che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l’esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto e molte altre). Successivamente la condanna fu commutata in ergastolo, ma egli venne rilasciato
nel 1952 per le sue presunte gravi condizioni di salute. In realtà Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, dove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera.

Tornato libero, Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenne il comando in Italia e anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che secondo lui aveva loro fatto, avrebbero dovuto erigergli un monumento. Fu in risposta a queste affermazioni che Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti, “Lo avrai, camerata Kesselring…”, il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia di Kesselring stesso, deposta dal comune di Cuneo, e poi affissa anche a Montepulciano, in località Sant’Agnese, a Sant’Anna di Stazzema, ad Aosta, ai piedi del faro di Prarostino, all’ingresso delle cascate delle Marmore, a Borgo San Lorenzo, sull’antico palazzo del Podestà e a San Marcello Pistoiese, all’esterno del Municipio.

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