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Storia e tradizioni di Monte di Procida, le previsioni del tempo dei vecchi contadini e marinai montesi

C’era un tempo in cui non esistevano ancora gli smartphone, i tablet, i computer e neanche Bernacca, Giuliacci ed i satelliti e nemmeno la TV.

A quei tempi le previsioni meteorologiche si basavano esclusivamente su metodi rudimentali tramandati da padre in figlio. Essi si incentravano principalmente sull’attenta osservazione dei fenomeni della natura che si verificavano e si ripetevano nel tempo. Sotto la massima attenzione erano soprattutto il cielo, il mare, il vento, il sole e la luna, ma anche gli animali, le piante e gli uomini stessi.

La necessità di conoscere in anticipo le tendenze che possono dare indizi sullo sviluppo del clima a breve e lungo termine e sui cambiamenti stagionali era di primaria importanza; i contadini avevano bisogno di regolare la semina, la coltivazione, i raccolti ed i vari lavori nei campi; i marinai dovevano poter capire se e quando lasciare i porti per le proprie traversate. Insomma c’era in gioco la vita e la sopravvivenza e non si potevano certo azzardare decisioni così importanti.

Per agevolare il passaggio di queste importanti e necessarie “perle di saggezza” da generazione a generazione si creavano “modi di dire” spesso simpatici, a volte coloriti, ma soprattutto in rima per facilitarne la memorizzazione. Alcune di queste “perle” che furono fondamentali per i nostri antenati sono giunte fino ai nostri giorni.

Di seguito una piccola raccolta di detti tipici della nostra zona per la previsione dell’evoluzione del tempo a breve termine:

Quann’ Ischia s’ mett ‘u cappiell, ‘i muntìs aràpen ‘i ‘mbrièll“… (ne esistono varie versioni che cambiano soprattutto nella seconda parte ma non alterano il senso del messaggio)
Questo modo di dire ci vuole mettere in guardia perché quando la parte più alta dell’Isola di Ischia e cioè il monte Epomeo è ricoperto di nuvole, in pochi minuti pioverà anche a Monte di Procida.
Infatti, dal momento che i movimenti dei fronti e delle correnti solitamente si spostano da ovest verso est è proprio da Ischia che le masse nuvolose si muovono verso Monte di Procida.

Ciel a pucurèll, acqua a carrafèll“.
Quando le nubi in cielo si dispongono come fossero un gregge di pecore, simili a tanti batuffoli di cotone, la pioggia non tarderà ad arrivare.
Infatti queste nuvole sono dei cirrocumuli che si trovano tra i 6 e i 7 mila metri di altezza, ed indicano la presenza di aria fredda ed instabile, preannunciando spesso l’arrivo di un fronte caldo-umido accompagnato da possibili rovesci o temporali.

Russ ‘r ser, buon tiemp s’ sper“.
Quando al tramonto si notano segni di rosso in cielo, sta per arrivare bel tempo.
E’ provato scientificamente che il colore rosso nel cielo è prodotto da un sistema d’alta pressione che porta aria secca con particelle di polveri che provocano il colore rosso.

Luna cuccàt, marenàr all’erta; luna all’erta, marenàr cuccàt”.
Quando la luna mostra una forma a falce orizzontale (sia a barchetta che a ponte), cioè nei giorni immediatamente precedenti al Primo quarto e immediatamente successivi all’Ultimo quarto, il marinaio deve prestare molta attenzione. Quando invece la luna sta in posizione verticale, cioè nei giorni immediatamente precedenti e successivi al passaggio in meridiano, il marinaio può stare più tranquillo.

” ‘I quart ‘i lun càgnan tiemp e furtùn“.
Molta attenzione veniva prestata alle fasi lunari; ad esempio, ci sarebbe stato tempo cattivo se la luna nuova si presentava con le corna scure; pioggia se appariva pallida; tempo ventoso se si presentava rossa; tempo buono se fosse stata chiara e ben definita.

Nun c’è quint senza sceròcc né fémmena senza nocc: tre juorne primm o tre juorne ropp“.
Non c’è luna nuova senza lo scirocco ne donne senza ornamenti, tre giorni prima o tre giorni dopo.
Ad ogni nuova lunazione, per i tre giorni che la precedono o per i tre giorni che la seguono, cioè fino a che la luna si dice al quinto quarto, di solito al mattino soffia vento di scirocco. Se il tempo è buono, durante la giornata il vento, seguendo il sole, girerà dapprima a libeccio e poi a ponente. Viceversa, permanendo il vento da direzione sud-ovest, è segno imminente di cattivo tempo.

Quann ‘u mar fa ‘a funtàn, o è sceròcc o è tramuntàn“.
Il fenomeno che il detto descrive si verifica quando il moto del mare è caratterizzato da onde piccole che determinano la cosiddetta “maretta”. Sul bagnasciuga, questo moto ondoso crea delle piccole pozze da cui fuoriesce acqua come uno zampillo di fontana. Ciò predice un vento di scirocco o tramontana.

Sceròcc chiàr e tramuntàn scur, miettete a mare e nun’avè paur“.
Con il vento di scirocco senza presenza di nuvole scure oppure con la tramontana che porta aria scura (con la pioggia), prendi pure il mare tranquillamente perché il tempo non peggiorerà, anzi migliorerà nelle ore successive.

Tempural ‘nterr, bunaccia a mare“.
Con i temporali estivi, per quanto forti e intensi siano questi fenomeni a terra, a mare risulta una bonaccia tipica dell’alta pressione.

Maistràl a ser, sceròcc a matìn“.
D’estate il maestrale serale porta sicuramente il bel tempo per il giorno successivo con l’arrivo dello scirocco.
Quando nelle sere d’estate non soffia il maestrale è indice di brutto tempo per il giorno seguente. D’inverno, invece, se c’è maestrale forte di sera significa che al mattino successivo le condizioni meteo peggioreranno con l’arrivo dello scirocco che rinforzando porterà brutto tempo.

Per quanto riguarda i modi di dire per le previsioni a medio-lungo termine segnaliamo i seguenti detti:

Comme Catarinèa accussì Barbarèa e comme Barbarèa accussì Natalèa“,
Le condizioni meteorologiche del giorno di S.Caterina (25 novembre) si ripeteranno nel giorno di Santa Barbara (4 dicembre) e saranno ripetute anche nel giorno di Natale (25 dicembre).

Oltre ai citati detti va segnalato un metodo molto articolato per le previsioni del tempo a lungo termine che è il cosiddetto “metodo delle Calende” che si basa sull’osservazione meteorologica realizzata nei giorni che intercorrono tra Santa Lucia (13 dicembre) e l’Epifania (6 gennaio), Natale escluso.
Si tratta di riportare su un calendario (da qui il nome Calende) le condizioni meteo del suddetto periodo di osservazione perché in base a questo metodo il tempo previsto nell’anno successivo rispecchierà quello dei giorni delle Calende.

I giorni dal 13 al 24 dicembre rappresentano le “dritte” per i mesi che vanno da gennaio a dicembre.
Il 25 dicembre (Natale) si fa pausa e quindi non si riportano dati.
I giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio rappresentano le “rovesce” per i mesi che, in senso rovesciato vanno da dicembre a gennaio.

Le dritte servono per scoprire cosa succederà nella prima metà dei mesi, ovvero dal 1^ al 15^ giorno.
Le rovesce riguardano la seconda metà dei mesi, ovvero dal 16^ al 31^ giorno.

In pratica, le condizioni meteo del primo giorno di osservazione e cioè il 13 dicembre, corrispondono alla prima metà del mese di gennaio. Quindi se il 13 dicembre piove, secondo questo metodo pioverà anche nella prima metà del mese di gennaio.
Mentre, se il 31 dicembre ci sarà il sole, lo stesso sole dovrebbe esserci anche nella seconda metà del mese di luglio.

Per comprendere meglio questo metodo e magari metterlo in pratica, ecco, di seguito, uno schema della Calenda già pronto per l’osservazione e le previsioni per il prossimo anno.

Accanto ai metodi di previsione basati sulle osservazioni e quindi, in qualche modo, più scientifici, vi erano poi metodi basati sulle tradizioni e credenze popolari.

Uno di questi metodi della tradizione contadina è senza dubbio l’interpretazione dei semi di cachi o loto che si proponeva di prevedere il meteo invernale interpretando le forme dei germogli contenute nei semi di questi frutti divisi orizzontalmente in due parti.

Con la forma a forchetta si prevedeva un inverno mite, con quella a cucchiaio un inverno con molta pioggia e con la forma a coltello un inverno gelido con venti forti e mareggiate.

Altro metodo della tradizione contadina, proveniente dal nord Italia, per la previsione meteo per l’intero anno, era la cosiddetta “lettura della cipolla” o metodo della cipolla.
Esso consiste nel posizionare sul davanzale di una finestra esposta a est, esclusivamente durante la notte tra il 24 e 25 gennaio, un vassoio di legno con 12 spicchi di cipolla con il dorso sotto. Su ogni spicchio, che rappresenta un mese dell’anno, si aggiunge una mangiata di sale fino.

Al mattino del 25 gennaio si dovranno osservare gli effetti del sale sui singoli spicchi, in genere gli effetti sono diversi da spicchio a spicchio e quindi da mese a mese.
Con il sale completamente sciolto si avranno piogge, con il sale parzialmente sciolto si avrà tempo variabile e con il sale intatto si avrà tempo bello.

Altri metodi di previsione abbastanza affidabili riguardano l‘osservazione dei comportamenti di alcuni animali in presenza dei mutamenti climatici. Gli animali hanno una forte capacità di percezione delle condizioni atmosferiche in evoluzione e spesso ci forniscono molti segnali che aiutano a prevedere con una buona ragionevolezza l’arrivo del maltempo o la formazione di un temporale.

I marinai montesi, ad esempio, ancora oggi sono attenti al volo di alcuni uccelli tipici delle nostre parti. E’ noto infatti che quando le rondini volano basso, quasi rasente al suolo, è in  arrivo la pioggia e questo perché i moscerini e gli altri insetti di cui si nutrono, quando c’è umidità e bassa pressione atmosferica volano a bassa quota. Al contrario, volano alto durante una giornata secca. I Gabbiani invece quando volano sul mare è segno di bel tempo, ma se si posano sulla costa, o peggio s’inoltrano nell’entroterra, è segno che si sta avvicinando una burrasca. Quando i passeri cantano in continuazione c’è pioggia in arrivo. Un altro interessante segnale è l’appollaiarsi di numerosi uccelli sulle linee elettriche, il che indica una buona diminuzione della pressione atmosferica, mentre se volano in cerchio è in arrivo un temporale.

I vecchi contadini montesi, invece, erano soliti osservare le galline, queste, quando mangiano l’erba vuol dire che si prevede pioggia e la conferma può arrivare dal vedere i polli che si rotolano continuamente nel terreno o dal gallo che canta fuori orario. Anche i gatti hanno sempre offerto indicazioni meteorologiche affidabili, infatti se il nostro felino domestico si passa per più di tre volte le zampette dietro alle orecchie probabilmente è in arrivo un temporale. Questo perché, quando si avvicina un fenomeno temporalesco l’aria tende a diventare umida e le articolazioni del gatto si sciolgono maggiormente permettendogli di spingere le sue zampette più indietro del solito e di riuscire a giungere fin dietro alle orecchie. I cani invece, annunziano un temporale, se diventano inquieti e raspano per terra. Mentre i maiali se sconquassano il loro giaciglio e si grattano disperatamente contro muri o alberi è perché anche loro avvertono con anticipo l’arrivo dei temporali.

I contadini montesi erano soliti osservare anche alcuni piccoli dettagli durante i loro lavori quotidiani, ad esempio al mattino, se trovavano l’erba secca, questo indicava la presenza di nuvole o forti brezze, e di conseguenza l’arrivo della pioggia. Se notavano rugiada, probabilmente non avrebbe piovuto per tutto il giorno. Bastava anche osservare il fumo di un piccolo focolaio di campagna, questo dovrebbe salire continuamente, ma se roteava e scendeva, era una chiara indicazione della presenza di bassa pressione, che avrebbe portato la pioggia.

Per completezza è doveroso citare anche i metodi di previsione più particolari, tra questi vi è senza dubbio la sensibilità di alcune persone affette da determinate patologie, come ad esempio la cosiddetta uàllera” che altro non è che l’ernia inguinale. Si tratta di una parte di viscere che fuoriesce dalla normale sede e va a posizionarsi nell’area pelvica. Essa sembra avere virtù predittive, infatti pare che i cosiddetti “uàllarusi” siano in grado di fare previsioni meteo infallibili. Quando le condizioni climatiche non erano molto chiare si andava dal “uàllaruso di fiducia” e si domandava se percepisse qualche fastidio; in base alla risposta si potevano avere indicazioni più precise sull’evoluzione meteorologica in corso. In realtà la “metereopatia” esiste davvero e significa avvertire disturbi in concomitanza con i cambiamenti del clima. Ad esempio, quando si passa da tempo secco a umido, queste persone, riscontrano in anticipo il cambiamento dell’umidità e della pressione atmosferica che influenzano i liquidi del nostro organismo e quindi avvertono dei disturbi e dolori a volte molto forti. Lo stesso succede per le persone che hanno subito fratture ossee, interventi chirurgici, ferite o malformazioni, etc..

Anche l’attenta osservazione dei venti e delle loro caratteristiche ha permesso metodi di previsione basilari ma molto efficaci.

La Tramontana, anche detta comunemente ” ‘u vient r’à terr“.
Si tir vient fridd e u ciel è chiàr, è tramuntan nun’ te puoi sbagliàr“.
Soffia da Nord ed è un vento freddo, può portare mareggiate a volte anche belle da ammirare, ma non mette paura perché crea onde corte di superficie e quindi non pregiudica la navigazione. Spesso è accompagnato dal sole e dal cielo sereno e quindi in queste condizioni, come dice il detto, “non ti puoi sbagliare: è tramontana“.

Il Grecale o Greco
” ‘u Grecal, caccia ‘u pesc’ ‘a int ‘u panàr“.
Soffia da nord-est ed è un vento molto freddo e piovoso. E’ quasi sempre meno intenso della Tramontana perché ammorbidito dagli appennini campani e come recita il modo di dire “fa sparire il pesce dalle ceste” perché non favorisce la pesca e la navigazione.

Il Levante
” ‘u Grièc cu Levant, va ‘n*ul a tuttu quant“.
Soffia da est ed è un vento molto raro da solo, arriva in genere insieme al Grecale ed allora la pioggia è assicurata e porta dolori per i “uallarusi” (e simili) e questo spiega il colorito modo di dire sopra riportato, “Il Grecale con il Levante fa male a tutti quanti“.

Lo Scirocco
” ‘u Sceròcc fa mal’ ai pazz“.
Soffia da sud-est ed è un vento umido e non sempre è un vento caldo. In inverno con lo scirocco si avverte più freddo mentre d’estate si avverte più caldo proprio perché porta con se molta umidità spesso creando delle “cappe” che vanno ad aumentare la temperatura percepita. Per questa sua caratteristica opprimente e claustrofobica si dice che è un vento che nuoce alle persone squilibrate da noi dette anche “sciruccati”…  oppure quando qualcuno si presenta particolarmente “nervoso”, si dice: “ten ‘a cimm ‘i sceròcc”.

L’Ostro o Mezzogiorno.
u Miezijuòrn è un vento che soffia da sud e come il levante, è un vento raro “in purezza” e forse per questo non esistono molti detti che lo riguardano. Di solito spira insieme ai venti vicini: scirocco (Sud-Est) o libeccio (Sud-Ovest).

Il Libeccio
U libecc’ chiàr ten all’erta ‘u marenàr“.
Soffia da sud ovest ed è il vento più piovoso che esiste, perché arrivando dal mare aperto si carica di umidità durante il tragitto. Non ti puoi fidare mai del libeccio perché alterna acquazzoni a scrosci, a cielo sereno ed a cielo nuvoloso. Per questo si dice che con il libeccio “il marinaio deve stare sempre attento“.

Il Ponente
Cu Punènte, pisce niente“.
Soffia da ovest ed è il più pericolo dei venti, quello che non dà scampo, come il libeccio, da cui spesso è accompagnato, si carica lungo il percorso in mare per poi sbuffare rabbioso sulla nostra costa a volte provocando seri danni. La sua furia crea onde molto lunghe ed in questa situazione la pesca e la navigazione in generale sono assolutamente da evitare. Ecco perché il detto ci avverte che se c’è il ponente non ci sarà pesce da mangiare.

Il Maestrale, anche detto ” ‘u vient ‘r fòr“.
Cu Maistràl, se pisca cu fanàl“.
Soffia da nord-ovest e quindi arriva dal golfo di Gaeta e per questo è detto ” ‘r fòr” perché proviene dall’esterno del nostro golfo. E’ il vento legato al bel tempo, in genere cala nel pomeriggio, sempre alla stessa ora e crea un’onda sostenuta, ma tranquilla e per questo è il vento preferito dai velisti. E soprattutto in primavera ed estate, se al pomeriggio scende il maestrale, il giorno dopo ci sarà bel tempo e soprattutto la serata sarà fresca e asciutta perché il maestrale spazza via l’umidità.

A partire dagli anni ’50, in tantissime case montesi, in particolar modo in quelle dei marittimi, arrivò uno strumento tanto bizzarro quanto rivoluzionario: “il Frate del tempo” da noi ribattezzato ” ‘u zì  Monaco c’ù cappiell“; un frate cappuccino che seduto, con un libro tra le mani e la palla del mondo ai suoi piedi prevedeva la situazione climatica futura con un metodo per molti misterioso e quasi sempre infallibile.

Questo aggeggio di origine spagnola, costruito manualmente in cartone per la prima volta circa 120 anni fa, era in realtà un igrometro di tipo meccanico con l’elemento sensibile composto da crine di cavallo che si contraggono e si dilatano a seconda del grado di umidità ambientale. Infatti, è dimostrato che i capelli sono i più sensibili ai cambiamenti di umidità e, in particolare, i capelli biondi delle giovani donne.

In pratica lo strumento era un misuratore di umidità in grado di registrare tutte le variazioni e dilatazioni dei peli equini, trasmettendo queste informazioni alla bacchetta situata nella mano sinistra ed al cappello del frate. A seconda del grado di umidità, la bacchetta indica se il tempo sarà asciutto, incerto, con vento, buono, instabile, ventoso, umido o con pioggia. Nello stesso momento il “monaco” mette il cappuccio quando deve piovere e lo solleva, invece, nel caso in cui si prevede bel tempo. Si tratta quindi di uno strumento di facile lettura ed interpretazione ed ebbe un successo notevole in tutto il mondo. Ancora oggi lo si può trovare facilmente affisso alle pareti in molte case di anziani marittimi.

La maggior parte di questi metodi, rudimentali, artigianali o popolari che siano, hanno permesso, in molti casi, la sopravvivenza dei nostri avi da svariate centinaia di anni e non è solamente un puro caso se sono giunti, soprattutto attraverso “i modi di dire“, fino a noi e molti di essi hanno trovato spiegazioni scientifiche e sono tutt’ora ancora applicabili; basterebbe osservare un po’ di più il bellissimo mondo che ci circonda.

— Pasquale Mancino
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