Si tratta in realtà di un coleottero della famiglia degli scarabei (Holochelus aequinoctialis) che vive la maggior parte della sua vita, circa 3 o 4 anni, sottoterra in forma di larva. Esce allo scoperto solamente quando diventa adulto perché muta il suo corpo ed il suo unico obiettivo, prima di morire, rimane la riproduzione per la continuazione della specie ed in questo breve ed ultimo periodo della sua esistenza neanche si nutre.
Escono in gruppo intorno all’ora del tramonto e volano verso le fonti di calore per circa un’ora; li vediamo spesso ronzare vicino alle canne fumarie delle nostre abitazioni. Il loro volo è molto goffo e li porta a sbattere spesso contro gli stessi ostacoli per più volte, ma per loro è solamente una danza propedeutica all’accoppiamento. Dopo gli urti, spesso, cadono a terra sul dorso ed è per loro difficile riprendere il volo perché non riescono a rigirarsi facilmente.
In volo emettono un rumore continuo ed assordante e seppur non sono affatto pericolosi, perché non pungono, non mordono, non sono velenosi, mettono paura soprattutto alle donne timorose di ritrovarseli nei capelli con la conseguenza di una non facile rimozione.
Qualcuno li chiama “Vaccarielli o purcielli di San Giovanni” ma in genere questo nome è riferito al coleottero rinoceronte. Qui a Monte di Procida sono comunemente conosciuti come “i san giuvann” (i san Giovanni) proprio perché si presentano all’inizio del mese di giugno per scomparire generalmente intorno al 24 giugno, il giorno di San Giovanni Battista.
Insomma dietro a quella dura scorza marroncina ed alla non bellissima presenza si nasconde un animale innocuo in cerca di calore e di amore e che per la sopravvivenza della sua specie sacrifica la propria vita mentre la femmina depone le uova sotto terra e dopo poche settimane nascono le larve e ricomincia il loro ciclo di vita.
Pasquale Mancino