di Nello Mazzone fonte IL MATTINO
L’Antro della Sibilla si sta letteralmente sbriciolando in più punti, con crepe e vistose fenditure in molti tratti della galleria di tufo dove la leggendaria sacerdotessa vaticinava il futuro. Una situazione preoccupante, che ha indotto la soprintendenza a correre con urgenza ai ripari : la parte iniziale e quella centrale della galleria sono state puntellate con speciali armature di legno.
Così è stata evitata la chiusura ai visitatori per uno dei posti mitici per gli appassionati di archeologia. Indagini statiche più approfondite, poi, sono state avviate dopo che alcuni frammenti di tufo si sono staccati dalle pareti. Schegge e pezzi di tufo giallo lasciati in un angolo del tunnel di età sannitica, tagliato nel IV secolo avanti Cristo nel cuore dell’acropoli di Cuma per meglio difendersi dagli attacchi dei Romani.
Nel gennaio del 2012 ci fu il primo allarme: la parte iniziale dell’antro, che corre con la sua caratteristica forma trapezoidale per oltre centotrenta metri sotto il monte dell’acropoli, fu interdetta alle visite da nastri segnaletici, costringendo i visitatori a entrare e uscire due volte per raggiungere la sala dei vaticini. Dal soffitto si staccarono pezzi di tufo e il persistente pericolo di nuovi crolli indusse il responsabile dell’area archeologica di Cuma, l’archeologo Paolo Caputo, a chiudere parzialmente il percorso pedonale e a chiedere l’urgente intervento dell’ufficio centrale della sovrintendenza. Un progetto di consolidamento molto costoso. Andato a rilento per la carenza di fondi.
Intanto le crepe e i microcrolli sono continuati, al punto da intervenire con urgenza – alcuni mesi fa – con una prima messa in sicurezza. I pali delle speciali armature di legno sono stati infissi innanzitutto nell’area interessata dal crollo di due anni fa. Poi si è proseguito con la messa in sicurezza degli alloggi laterali, dove i Sanniti e dopo gli antichi Romani posizionavano le macchine da guerra.
Così è stata evitata la chiusura ai visitatori per uno dei posti mitici per gli appassionati di archeologia. Indagini statiche più approfondite, poi, sono state avviate dopo che alcuni frammenti di tufo si sono staccati dalle pareti. Schegge e pezzi di tufo giallo lasciati in un angolo del tunnel di età sannitica, tagliato nel IV secolo avanti Cristo nel cuore dell’acropoli di Cuma per meglio difendersi dagli attacchi dei Romani.
Nel gennaio del 2012 ci fu il primo allarme: la parte iniziale dell’antro, che corre con la sua caratteristica forma trapezoidale per oltre centotrenta metri sotto il monte dell’acropoli, fu interdetta alle visite da nastri segnaletici, costringendo i visitatori a entrare e uscire due volte per raggiungere la sala dei vaticini. Dal soffitto si staccarono pezzi di tufo e il persistente pericolo di nuovi crolli indusse il responsabile dell’area archeologica di Cuma, l’archeologo Paolo Caputo, a chiudere parzialmente il percorso pedonale e a chiedere l’urgente intervento dell’ufficio centrale della sovrintendenza. Un progetto di consolidamento molto costoso. Andato a rilento per la carenza di fondi.
Intanto le crepe e i microcrolli sono continuati, al punto da intervenire con urgenza – alcuni mesi fa – con una prima messa in sicurezza. I pali delle speciali armature di legno sono stati infissi innanzitutto nell’area interessata dal crollo di due anni fa. Poi si è proseguito con la messa in sicurezza degli alloggi laterali, dove i Sanniti e dopo gli antichi Romani posizionavano le macchine da guerra.
di Nello Mazzone fonte IL MATTINO