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A Cappella Inaugurazione “piazza della terra” dedicata a Michele Silvestri intervista a Mimmo Grasso

Il 6 luglio, dopo l’inaugurazione di “piazza della terra”, a Cappella, dedicata al S.M. Silvestri, c’è lo spettacolo “Taranterra”. Che significa “Taranterra”?
-E’ la danza della terra, con evidente riferimento all’area culturale di Taranto, del Salento, dei popoli del tamburo in Campania,. “Taranterra” è un lavoro sulla possessione e il dionisismo, come lo vediamo ancora oggi durante alcune feste popolari tipo la Madonna dell’Arco.
– Sappiamo che lo spettacolo, replicato in molte parti della Campania e il 21 di nuovo da noi, ad Acquamorta, nasce da un testo di poesia.
-Si, ed è la prima esperienza, in questi anni, di un testo che, concepito con i criteri analitici della scrittura, diventa teatro-poesia. Trasferire la scrittura in oralità è molto difficile. Sono due mondi culturali molto diversi, con tecniche e logiche proprie.
– Come avete fatto?
– Ci siamo riferiti al teatro prima di Eschilo. Come ci informa Aristotele, fuquesto grande poeta a introdurre un secondo attore sulla scena. Dunque, il nostro lavoro si basa su un solo attore, sul coro, su molta musisa e danza. “Taranterra” sulla scena è un lungo stasimo, cioè un “intervallo” corale.
-Ma di cosa parla?
-Direi che chiunque abbia assistito un ammalato, chiunque abbia provato qualsiasi sentimento (rappresentati sulla scena dal coro di giovani), è in una situazione da “Taranterra”. Fondamentalmente, è ciò che rimane del battito di ciglia di una persona prima di morire, un attimo dilatato attraversato alla velocità della luce.
-E’ allora una cosa triste?
-No, è una cosa vera. Ognuno di noi pensa ciò che dice il protagonista. Forse non sa esprimerlo, ma lo pensa.
-Chi è la compagnia?
-L’ Asylum Anteatro ai Vergini è composto da giovani studenti ed è stato fondato dal regista Massimo Maraviglia e dall’ attore Ettore Nigro. Fanno laboratorio alla Sanità, nel palazzo di Sant’Alfonso de’ Liguori. Con Ettore già mettemmo in scena un altro mio lavoro, “Sebèto”. La compagnia è strutturata come quelle medievali, dunque è girovaga e chiede solo un obolo a fine spettacolo, obolo che serve per un pellegrinaggio nella storia, sulla via di Santiago de Campostela. Dove si fermeranno, lì faranno lo spettacolo.
-Perché Monte di Procida e perché Cappella?
-Perché sono montese, anche se di origine calabrese. Cappella è un piccolo centro storico ed ha le sue caratteristiche, da far conoscere, una tipicità da cartolina. La “bella figliola” delle tammurriate, cui fa riferimento “Taranterra”, è , inoltre, anche Iside, quella dell’ ipogeo a piazza Sovente. L’Asylum punta a promuovere luoghi belli; è quasi un esploratore. Hai visto le locations? Tutte per lo più inedite o quasi mai usate per spettacoli. Molti altri posti e università ci stanno chiamando.
– Vi aspettate qualcosa di particolare da Monte di Procida?
-Che ricambino l’affetto e l’attenzione con le quali portiamo il teatro a casa della gente

Antonio Sabatano

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