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LA STORIA DELLA MADONNA ASSUNTA

La festa dell’Assunta è una delle tradizioni più radicate e meno conosciute della terra flegrea. Ma com’è nato il culto per la Madonna Assunta? Quali le origini, di una tradizione che mischia, come spesso accade, sacro e profano, credenze popolari e precetti religiosi?Una storia affascinante, che rispecchia la storia stessa della nascita e della crescita della città dai primi nuclei nomadi di contadini provenienti da Procida, stabilitisi sui costoni a picco sul mare del Monte nel XVII secolo, sino ad oggi. Ed in quattro secoli e più di storia, l’Assunta non ha mai smesso di essere venerata.
Quando i primi coloni provenienti da Procida cominciarono a stabilirsi nelle terre del cardinale Filomarino, per lavorare i campi, vigneti ed ortaggi verdeggiavano per tutto il promontorio e la protezione della Madonna veniva già invocata perché assicurasse l’abbondanza del raccolto. Poi i montesi hanno cominciato a prendere le vie del mare, ed alla Madonna si raccomandavano ad ogni traversata, perché vegliasse sul mare e sulla sorte di chi salpava sfidando i flutti per la pesca o il commercio. La marineria montese divenne ben presto una delle migliori della “terra del fuoco” e il culto divenne ancora più sentito. La partecipazione alla festa, soprattutto per chi era lontano, rappresentava un evento che segnava l’anno, mancare al quale era considerato più “grave” che assentarsi per Natale o Pasqua.

Mo’ ‘a stann’ acalann’“, “Mo sta ascenne“, “Mo sta ‘nfaccia ‘e bbricce“, “‘Ngopp’ ‘i ggruce“, “‘Ngopp’ ‘u cercone“, “‘Ngopp’ i’ ccase“, “Stà for’ ‘u mar’“, “For’ ‘u scappuccio“, “For ‘a torre“, “Sta arrivann’ ‘a gghies’“, “For ‘u pont’“, “Mò sta trasenn’” …

frasi che si ripetevano l’un l’altro tutti i marinai montesi; in qualsiasi punto del mondo si trovassero, dal mozzo al comandante, ripercorrevano col ricordo la processione alla quale non potevano essere presenti, con gli occhi lucidi di malcelata commozione, accompagnando le varie fasi con il suono della sirena. Insomma, anche in capo al mondo, stavano anche loro “Appriess’ ‘a Maronna” idealmente uniti a chi, rimasto in paese ad aspettarli stava seguendo la statua in processione, magari pregando per loro.

E quando tanti montesi sono stati costretti ad emigrare, “‘a Maronn’” li ha seguiti. E loro, l’hanno ricompensata con una devozione profonda e intrisa di nostalgia per la terra natia lontana, di cui l’Assunta rappresentava un pezzo indimenticabile, al punto da organizzare una “Festa d’ ‘a Maronn’” anche negli Usa, con tanto di statua, copia perfetta dell’Assunta del Verzella custodita nella parrocchia della piazza, se proprio non era possibile tornare a casa per ferragosto e partecipare alla processione, per ringraziare della fortuna concessa e sdebitarsi dei voti realizzatisi.

Il culto della Madonna Assunta a Monte di Procida è ancora avvolto da un alone di mistero. Molti studiosi si sono cimentati nel compito di ricostruire le origini di una devozione che affonda le proprie radici agli albori della comunità del Monte.
Molte le teorie avanzate sul perché sia stata scelta proprio la Vergine come patrona della città.
Un mosaico al quale mancano ancora parecchi tasselli che gli storici stanno pazientemente tentando di ricostruire.

Probabilmente, all’origine della diffusione del culto, vi è una forma di tradizione orale, che di generazione in generazione, ha tramandato storie che oscillano tra leggenda, religione e verità storica. Ad esempio si racconta che il dipinto (una tela di un anonimo di fine ‘700, esposta fino all’anno scorso nella navata laterale ed ora in restauro) sia stata ritrovata sulla spiaggetta e di lì portata nella cappella che ne prese il nome. L’ipotesi storica più accreditata, invece, vuole che il culto dell’Assunta dipenda dall’intervento della Curia di Napoli, che nel ‘600 era proprietaria delle terre del promontorio montese e che, nel 1644, fece costruire la chiesa, dedicando la cappella alla stessa Vergine Assunta cui era dedicata la cattedrale di Napoli sin dal 1371.

C’è anche chi sostiene che sia stata la devozione di un proprietario terriero, di nome Isclano o Schiano, a determinare l’origine della venerazione per l’Assunta, dedicando alla Madonna la cappella di famiglia che, nel tempo, sarebbe poi divenuta l’attuale chiesa. Fu, però, il cardinale Ascanio Filomarino che nel 1644 diede la sua benedizione alla crescita del culto per la Madonna nella allora piccolissima chiesetta del Monte di Procida, ma soltanto nel 1655 si ebbe la prima visita di un vescovo nella chiesa. Nel 1750, nel 1758 e ancora nel 1772, la cappella fu progressivamente ampliata, anche perché il numero di fedeli cresceva di pari passo con la popolazione, tanto che l’aumento demografico, ingente per quei tempi, indusse, nel 1814 i fedeli, sotto la guida del vicario Michele Lomoriello e dei sacerdoti Francesco di Abusco e di Nicola Romeo di Santillo, e del canonico Andrea Iorio, a commissionare per la loro chiesa una statua dell’Assunta.

Il governatore della chiesa Domenico Scotto di Santolo commissionò l’opera allo scultore napoletano Francesco Verzella, pagandola 352 ducati, una somma altissima per l’epoca. E tuttavia la devozione dei montesi compì il “miracolo” e la statua del celebre scultore, che sarà poi chiamato anche in Vaticano, fu collocata nella chiesetta del Monte. In tale occasione, la chiesa fu ulteriormente ampliata e nel 1816 fu acquistata una nicchia di legno di ciliegio ed una corona d’argento ornata di stelle.

Con la trasformazione della società montese da rurale a marinara, la processione dell’Assunta, che si teneva nella prima domenica dopo Pentecoste, fu spostata, dal 1816 in poi, al 15 agosto. Nel 1854 il vescovo Raffaele Purpo fece erigere il fonte battesimale, mentre nel 1859 fu eseguito il definitivo ampliamento della chiesa. Solo nel 1887, però, il vescovo Gennaro De Vivo consacrò la chiesa del Monte dedicandola a parrocchia della Madonna Assunta.

Due anni dopo, nel 1889 nel 75esimo anniversario della costruzione della chiesa, la statua dell’Assunta fu incoronata solennemente, con una suggestiva cerimonia dallo stesso vescovo Gennaro De Vivo. Sul capo della statua del Verzella fu posta dal prelato una preziosa corona d’oro, dono della popolazione. In passato, le processioni in onore della patrona erano addirittura tre: nel giorno dell’Ascensione, perché la sua benedizione assicurasse un buon raccolto; il 15 agosto, per invocare la sua protezione per i marinai, ed a settembre, per ringraziare del raccolto dei campi.

Oggi rimane “soltanto” la processione del ferragosto, il cui fascino suggestivo e solenne rimane però immutato nell’animo di tutti i montesi che, qui o lontani dal loro paese, credenti o no, riservano sempre un posto speciale alla patrona, un affetto e una devozione che non sono mai
cambiati, in secoli di storia.

Fabiana Scotto di Perta

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