Il 21 gennaio del 1966, la motonave Nives, un’imbarcazione di 260 tonnellate, salpò da Acquamorta con un carico di pozzolana destinato al porto di Palermo. Nessuno poteva immaginare che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. La Nives era iscritta al compartimento marittimo di Napoli ed era di proprietà della sig.ra Filomena Ambrosino di Miccio (Picciuóttolo) che abitava alla Corricella.
L’equipaggio, composto da sei uomini e guidato dal capitano Tommaso Ambrosino di Miccio, 53 anni, originario di Monte di Procida, aveva avviato la traversata seguendo la consueta routine. Tra i membri del team figuravano il direttore di macchina Mario Lubrano Lavadera, il motorista Antonio Scotto di Carlo ed il marinaio Vincenzo Schiano di Cola, tutti di Monte di Procida. Il capitano, noto nel paese come Tummasìno Picciuóttolo, era fratello dell’armatore Filomena.
Ma, dopo aver doppiato l’isola di Capri, la situazione precipitò rapidamente. Una falla nello scafo cominciò a far entrare acqua, e nonostante gli sforzi frenetici dell’equipaggio per contrastarla, la situazione divenne presto critica. L’acqua invase inesorabilmente la sala macchine, costringendo il capitano Ambrosino a lanciare un disperato S.O.S.
La Danaide tentò di rimorchiare la Nives, ma il cavo si spezzò dopo circa un miglio a causa delle condizioni proibitive del mare. Fu chiamato in soccorso il rimorchiatore San Cataldo che verso le ore 23 raggiunse la Nives, e solo a questo punto il capitano Ambrosino, comprendendo la gravità della situazione, accettò di abbandonare la sua nave. Il momento fu carico di emozione quando, attraverso un cavo lanciato dalla corvetta, raggiunse finalmente il ponte della Danaide, dove fu accolto dall’abbraccio commosso del suo equipaggio.
Il San Cataldo iniziò quindi il lento rimorchio della Nives, procedendo a soli quattro nodi. Ma il destino della nave era ormai segnato. Poco prima dell’una di notte, l’imbarcazione si inclinò pericolosamente su un fianco, costringendo il rimorchiatore a mollare il cavo. In pochi minuti, la Nives si capovolse e affondò nelle profonde acque a nove miglia a sud di Punta Carena di Capri.
Intanto, sul molo San Vincenzo di Napoli, i familiari dell’equipaggio attendevano con il cuore in gola notizie dei loro cari. La tensione si sciolse solo quando appresero che tutti erano stati tratti in salvo. Le lacrime di preoccupazione si trasformarono in lacrime di gioia quando poterono finalmente riabbracciare i loro marinai, tornati sani e salvi a bordo della corvetta Danaide.
La Nives riposa ora sul fondo del mare, ad una profondità che ne rese impossibile il recupero. Due boe di segnalazione furono lasciate sul luogo dell’affondamento, ultimo ricordo di una nave che, come tante altre, ha concluso la sua vita nelle profondità del mare, lasciando dietro di sé una storia di coraggio e spirito marinaro.
