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Il sindaco Figliolia ringrazia il personale dell’ospedale S. Maria Delle Grazie di Pozzuoli.

🏥 Un grazie di cuore a tutto il personale ospedaliero del Santa Maria delle Grazie, agli operatori sociosanitari, agli infermieri e ai medici che ogni giorno in prima linea lavorano per salvare vite umane, mettendo in gioco se stessi in tutto l’ospedale ed in particolare nell’area Covid.
🥼 Ciascuno di loro ha una storia personale che in questo momento è messa in pausa per aiutare le tante persone che richiedono cure. A tutti loro va il nostro apprezzamento e plauso!
🚨Per questo domani mattina, 9 aprile, alle 12:00, tutte le forze dell’ordine del territorio faranno un flash-mob nel piazzale del nosocomio puteolano. Per rivolgere con “un inchino” il saluto a tutto il personale e ai pazienti. E noi saremo domani mattina con tutti loro!
🚑 Questa emergenza ha catapultato tutto l’ospedale in uno scenario nuovo: prima i percorsi per la gestione dei casi sospetti e poi la disponibilità ad essere ospedale Covid, con la riconversione dei posti letto ospedalieri. Da ieri è iniziato il Casello tampone per acquisire in tempi brevi le notizie necessarie in seguito ad un test.
💊 E non solo: presso il Santa Maria delle Grazie sono partite nuove terapie,come l’impiego dell’Eculizumab, grazie ad una squadra di valenti medici e ricercatori, individuando un attivo collegamento professionale con team di riferimento nazionali ed internazionali.
🙏🏼 Il nostro ospedale è avanti. E a tutto il personale noi ci stringiamo dicendo: “Grazie, grazie, grazie! Andrà tutto bene”

🥼Un’infermiera del Santa Maria delle Grazie, che lavora nell’area Covid, ha scritto un post in cui racconta l’esperienza di questi giorni.
È un passaggio che commuove e che sottolinea quanto ciascuno di noi debba sempre dire grazie a chi sta lavorando, dando completamente se stessi. Ed è per loro innanzitutto, e poi per noi stessi, che dobbiamo STARE A CASA. Leggete il racconto, e cogliete l’invito. Rispettiamo il personale sanitario, oggi e sempre, e soprattutto che il nostro sia un unico coro, nella forma e nei fatti: IO RESTO A CASA!

🗣️ «Non voglio farvi il “solito” post con la mascherina ed i segni che essa lascia. La verità è che ho paura. Ho paura, non mi vergogno a dirlo. Tanto lo si legge nei miei silenzi, nelle mie lacrime, nei miei occhi, nei miei movimenti lenti, nel modo in cui mai come in questo momento cerco la forza, il coraggio, il sostegno di persone che come me stanno affrontando questa battaglia. Eppure pensavo di essere “forte”, pensavo che la maturità personale e professionale mi avrebbero fatto da scudo, da corazza. Ma sento che questa volta è diverso. È tutto diverso. È diverso perfino il modo di vedere chi mi sta accanto quando lavoro. Ognuno diventa guardiano dell’altro. Non sono concessi errori, distrazioni, nulla è concesso. Bere, toccarsi, liberarsi e perfino respirare in quella tuta, sotto il camice, dentro la maschera, sotto occhiali e caschetto, tutto deve essere mirato a far sì che mente e corpo non cedano, tutto è finalizzato a fare quello che da sempre facciamo: il nostro lavoro. Il nostro meraviglioso lavoro che ora tutto il mondo scopre essere difficile, pericoloso, importante, essenziale, fondamentale, prezioso per la vita delle persone. Il nostro lavoro che da sempre cerca con mente, corpo e cuore di raccontare storie, di vita e di morte, di cicatrici indelebili, di amore, di speranza, di abbracci, di strette di mano, di urla e di silenzi, di lacrime dolci e salate, di addìi, di abbandoni, di doni preziosi, di vite spezzate… padri, madri, figli. Ti guardi intorno e vedi la gente che scrive “io resto a casa”, che posta le foto con la famiglia, mentre cucina con la madre o gioca con i propri figli, “andrà tutto bene” dicono. Sappiate che non per tutti la quarantena è fatta di allegra vita familiare o di noia. Per noi infermieri, oggi, è tornare a casa e stare soli senza affetti, senza quell’abbraccio che ti rincuori e ti dica che “davvero andrà tutto bene”. C’è chi le famiglie, le ha dovute allontanare perché Dio non voglia che uno di noi sospetti mai di essere causa di contagio per un proprio caro. Oggi per noi infermieri è avere come unico obiettivo quello di riprendere le forze dopo una notte in piedi, quindi mangiare, dormire, rilassare i muscoli, liberare la mente, riposare gli occhi… Già gli occhi, sono l’unica parte del corpo che non possiamo coprire completamente, osservano, scrutano, si sostituiscono al tocco delle mani coperte da 3 paia di guanti, parlano, rincuorano, sorridono, catturano momenti che ci portiamo dietro per il resto della giornata, anche a casa, quando cerchiamo di non pensare. E puntualmente i pensieri arrivano: chissà come sta quel paziente, chissà cosa troverò domani, chissà se ho commesso qualche errore nella procedura di svestizione. Chissà… In questo momento il Mondo ci guarda ed io sono sicura che noi non lo deluderemo, come non abbiamo deluso, nonostante i pugni, gli sputi, le minacce e gli insulti che durante questi anni ci hanno offesi, umiliati, derisi. Tutto andrà bene, lo dicono i libri di storia. Ritorneremo a fare la stessa vita di prima, ritorneremo a toccare i nostri pazienti e a sorridergli non solo con gli occhi, ma nel frattempo voi dovete fare la vostra parte: RESTATE A CASA, e soprattutto se avete un caro che lavora in ospedale e che a casa non può restare, stategli vicino, mostrategli conforto e sostenetelo perché ora ne ha bisogno più che mai, per sconfiggere la paura e avere la forza di combattere questa guerra per tutti noi»

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