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Armida Mancino, lettera aperta al segretario reggente – circolo PD di Monte di Procida

armida-mancinoGentile redazione,
chiedo scusa se approfitto, ancora una volta, dei vostri spazi per fare una riflessione ad alta voce sul mio partito, rivolgendomi al mio segretario-reggente di circolo.

Poco più di un anno fa, grazie al mio intervento su un quotidiano nazionale, finalmente riuscimmo a sbloccare la situazione del circolo commissariato e ad andare a congresso. Dopo nemmeno sei mesi dall’elezione, unanime, del segretario, con un colpo di teatro consumatosi in pochi minuti, il segretario veniva sfiduciato e sostituito da un reggente.

Scrivo questo a beneficio dei cittadini che, probabilmente, nulla sanno delle dinamiche interne al circolo; in realtà dubito che ai cittadini la cosa possa suscitare un qualche interesse, ma sono ancora ostinatamente e profondamente convinta che i partiti giochino un ruolo fondamentale nella democrazia.

E allora io da cittadina impegnata politicamente mi chiedo e vi chiedo: chi siamo? Dove stiamo andando?

Cerco di rispondere brevemente e sinceramente: siamo il nulla che va da nessuna parte, e mi spiego.

In consiglio comunale siedono quattro consiglieri tesserati (almeno questa è la situazione emersa dal tesseramento 2015): due nelle file della maggioranza, due nelle file della minoranza.

Questo significa che il partito sta al governo o all’opposizione? Io non l’ho capito ancora.

E giudico questa situazione in maniera profondamente negativa; se il partito non ha il coraggio di schierarsi come può pensare di attrarre i cittadini? Come possiamo spiegare qual è il nostro progetto, la nostra visione politica locale se non scegliamo da che parte stare? Come possiamo ritenere accettabile il ristagno nella palude della indecisione e del torpore? Cosa può mai dare alla cittadinanza un circolo che non ha neppure la forza di aprire una sede fisica per la discussione?

Personalmente ho le idee ben chiare sulla situazione politica locale; idee che, evidentemente, in mancanza di ogni e qualsiasi tipo di discussione interna nel partito, non ho mai avuto la possibilità di esprimere agli amici e compagni iscritti e simpatizzati. Finché restiamo ciascuno con il proprio pensiero, senza confronto e senza discussione, non possiamo nemmeno definirci veramente un partito. E sia chiaro che non basta una tessera a creare la militanza, quindi è inutile fare le corse all’accaparramento di numeri che, per carità, in democrazia contano ed anzi sono fondamentali; ma sono inutili se non vengono utilizzati a supporto di una visione politica. E mi vedo costretta ad esprimere oggi, in questa lettera aperta, tutto il disappunto per il mancato confronto politico e partitico. Anche perché ritengo il confronto pubblico una ricchezza, visto che il partito deve porsi a servizio dei cittadini tutti, specialmente quando ambisce a governare un Paese.

Gentile segretario reggente, gentili componenti del direttivo e gentile presidente, direi che non ci siamo.

Ma non ci siamo per niente.

E’ necessario un sussulto di dignità, che ci permetta di cominciare un nuovo corso rigorosissimo. E’ necessario decidere. E’ necessario scegliere. A livello locale come nazionale. Siamo alla vigilia di una fase congressuale nazionale che si annuncia combattuta e, permettetemi, dolorosa. Dobbiamo capire dove vogliamo andare. Ne va della nostra credibilità e della nostra stessa sopravvivenza.

Con deferente osservanza,

Armida Mancino

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