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Lasciata la strada maestra dopo il bivio di Cuma

Una leggenda metropolitana che narra di veleni e morte. Sarà vero ? E dove si nasconderanno ?
Lasciato il bivio di Cuma, proseguirono per una strada secondaria, diritta per quasi tutto il suo tragitto, fuori di mano, al di là del centro abitato. Era larga più o meno quanto basta alle autovetture che la percorrono , di potersi incrociare agevolmente. Fa da sponda , ad essa , una distesa di macchia mediterranea, intensa, coi suoi colori verdi, che dall’asfalto si disperdono in canneti, rovi , pini di basso fusto, e adagiandosi, da una parte vanno dove c’è il mare, dall’altra si stagliano sulle sponde del lago salmastro.
Durante Il percorso si incontrano due ponti, sotto i quali scorre l’acqua che collega il mare con quel lago. In fondo al rettilineo, dopo avere imboccato una curva a destra, la strada è attraversata dai binari di una ferrovia secondaria. Pasquale col figlio attesero fermi alle sbarre del passaggio a livello il transito del trenino. Poi ripresero il corso del cammino, che ancora in rettilineo, corre parallelo ai binari . Si fermarono, più in là, dove uno spiazzo largo permetteva alla loro autovettura di poter sostare. Il padre, che fino a quel momento era stato silenzioso, proruppe , e con voce amareggiata confessò la sua colpa:<>.
Pasquale aveva fatto il camionista per trent’anni. In un momento di sconforto, in quei giorni di magro lavoro, cedette alle lusinghe: una figura di cui la famiglia non seppe mai, nè il casato, né la provenienza, né altra notizia sulla sua persona , lo aveva convinto a trasportare, col suo mezzo poderoso, un carico di merci sconosciute.
Dopo alcuni mesi , dal giorno di quella confessione , Pasquale fu dilaniato da un male imperdonabile; generato, forse, dallo stesso materiale ignoto , contenuto su quel camion e che lui stesso ne aveva incautamente armeggiato gli involucri . Di quei veleni, del loro effetto devastante non si seppe mai niente. Al cospetto di quelle zolle , la gente muore, con lo stesso male che venti anni prima aveva colto il poveruomo. Pochi conoscono il segreto e il luogo preciso in cui giacciono i veleni. Forse qualcuno sa, ma tace. E’ questa l’ennesima favola metropolitana a cui nessuno presta attenzione o ha voglia di credere . Si bisbiglia qualcosa fra la gente locale, ma le coscienze di questi non si destano, per invocare la verità. Intanto là intorno la certezza è un’altra : il cancro dilaga.

Geppino Basciano

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