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103° candelina, Auguri paese mio!

Il manifesto del commissario prefettizio Vincenzo Marchetti del 16 maggio 1907

103 anni fa, il 27 gennaio 1907, il Re Vittorio Emanuele III firmava il decreto, controfirmato dall’allora presidente del consiglio Giovanni Giolitti, con il quale distaccava la nostra borgata dal comune di Procida.

Ma tanta, tantissima fatica è costata ai nostri antenati per raggiungere questa importantissima autonomia che ha avuto tra i protagonisti principali il Cav. Ludovico Quandel, vicesindaco della borgata montese.

E’ proprio di lui che vogliamo parlare oggi e lo facciamo attraverso le parole scritte dal figlio Giovanni Battista Quandel.

Ludovico Quandel

Ludovico Quandel, mio padre, nacque a Napoli il 10 agosto
1839, terzo figlio maschio di Donna Geltrude Vial – figla del Generale
Pietro Vial- e di Giovanni Battista Quandel, allora Capitano
nell’esercito del Regno delle Due Sicilie, e con un passato militare
di rilievo avendo preso parte alle Campagne napoleoniche combattutesi
in Italia dalla fine del 1700 al 1815 allorché prese parte,
con l’esercito di Gioacchino Murat, alla battaglia di Tolentino guadagnandosi
sul campo la promozione a Capitano.
Dal padre Ludovico ebbe, come i suoi fratelli maggiori Pietro
e Giuseppe ed il fratello minore Federico, un’educazione molto rigorosa
ed orientata alla carriera militare che iniziò il 21 aprile 1855
entrando, così come i tre fratelli, nel Real Collegio Militare della
Nunziatella da dove uscì il 19 ottobre 1858 Alfiere del Real Corpo
di Artiglieria.
La vita trascorsa nel Real Collegio Militare a Maddaloni è nel
diario che viene pubblicato qui di seguito. Posso solo dire che quegli
anni gli rimasero impressi per tutta la vita e che egli me ne parlava
sempre con indicibile nostalgia ed orgoglio.
Col grado di Primo Tenente prese parte il 28 luglio 1860 alle
operazioni militari che si svolsero a Capua, sul Volturno e sul Garigliano
al comando della Batteria n. 5, ed infine al duro e lungo
assedio di Gaeta, dove ebbe il comando di due batterie. Il suo comportamento,
in ogni operazione, fu tale da essergli conferita sul campo
la promozione a Capitano. Assegnato al fronte del mare si fece
onore assestando dei duri colpi alla flotta assediante. In quell’occasione
fu decorato con la croce al valore di S. Giorgio. Dopo la
resa fu prigioniero a Capri prima ed a S. Maria dopo.
Scarcerato benché sollecitato da più parti a continuare la carriera
militare nel nuovo esercito italiano, decise di non aderire e
di ritirarsi a vita privata. Fu certo questa una decisione molto sofferta,
scaturita evidentemente da due importanti considerazioni: la
fedeltà al giuramento prestato; il profondo senso dell’onore, ancor
più acuito dalle inaccettabili condizioni di resa imposta dal nuovo
governo.
Alla fine del secolo scorso si trasferì da Napoli a Monte di Procida
per ragioni di salute della moglie Giuseppina Vial, sua cugina.
Non posso dire quali attività egli abbia svolto durante il periodo
1861-1891, epoca del suo arrivo in Monte di Procida, perché
nacqui molto più tardi e fui, ancora ragazzo , inviato al Collegio
di Montecassino ove mi trovavo convittore quando sopraggiunse
la morte di mio padre.
Conosco, però, che egli cominciò subito ad interessarsi dei problemi
di quella piccola comunità, al tempo frazione del Comune
di Procida. Esiste agli atti del Comune testimonianza della lunga,
paziente , proficua attività da lui svolta prima per ottenere l’autonomia
comunale e poi per migliorare le possibilità della zona (progetti
per la migliore viabilità; progetto per la costruzione del porto
di Acquamorta ed altri) , e migliorare altresì le condizioni di vita
dei cittadini.
Ben presto col suo «dolce carattere e la sua fervida intelligenza
scese nel cuore di quegli umili abitanti, contadini i più ed
anche marinai , li conquistò con la sua opera divenendo in breve
il patriarca dell’autonomia del Monte e la guida della classe politica
locale».
La «battaglia amministrativa» del Monte sortÌ ben presto i suoi
effetti e così il 12 agosto 1907 Monte di Procida fu costituito in
Comune autonomo. A questo storico evento seguono altri venti anni
e più di impegno amministrativo e di diuturna fatica nel sistemare
le memorie storiche della famiglia.
Sono di questo periodo alcuni manoscritti inediti sulla storia
dei Quandel e su alcuni momenti della storia del Regno delle due
Sicilie da me ceduti, con il più interessante carteggio familiare, al-.
la Associazione Nazionale Nunziatella perché ne curi la conservazione
e la divulgazione.
Alla morte della moglie, passò a seconde nozze nel 1910 con
Teresa Romeo di Santillo, montese, dalla quale ebbe quattro figli,
di cui sopravviviamo io e mia sorella Geltrude.
Ai primi del 1900 diede alle stampe un libro dal titolo: «Una
pagina di storia-Giornale degli avvenimenti politici e militari nelle
Calabrie dal 25 luglio al 7 settembre 1860» (Edito a Napoli, Tipografia
Artigianelli – 1900), nel quale descrive e documenta minuziosamente,
quasi giorno per giorno, tutte le operazioni militari intervenute
tra l’esercito meridionale di Garibaldi e quello Napoletano.
Questo lavoro fu molto apprezzato anche da parte avversaria,
ed ebbe particolareggiata e dotta recensione da parte dell’Archivio
Storico delle Provincie Napoletane (Anno XXVIII – Fase, IO, pago
229). A leggerlo, ancor oggi se ne potrebbero trovare serie indicazioni
per doverose e necessarie rettifiche a parecchie vicende della
nostra storia nazionale.
Del periodo montese mi rimangono tuttora impresse nella memoria
le continue visite di persone di ogni ceto, dalle più umili a
quelle di personaggi di rilievo nella vita pubblica; le visite del Dottor
Michele Coppola, primo Sindaco di Monte di Procida; del Dottor
Tozzi; del Prof. Scotti di Perta, che spesso lo consultavano per
problemi importanti, con questa dando atto della considerazione e
della stima che Ludovico Quandel – cittadino onorario – aveva
saputo conquistarsi con l’esempio integerrimo della sua vita e con
la sua intelligente attività a pro del paese di sua elezione.
Morì quasi novantenne a Monte di Procida il IO aprile 1929
tra l’unanime compianto, ultimo tra gli Ufficiali borbonici che settanta
anni prima avevano difeso le sorti della dinastia sui baluardi
della fortezza di Gaeta.
Per quanto mi riguarda lo ricordo, sia pure nell’avanzata vecchiaia,
di forte carattere, di grande e coinvolgente carisma e, soprattutto,
di una bontà senza limiti.

Giovanni Battista Quandel

E per concludere, la straordinaria canzone dedicata a Monte di Procida da Achille Borredon accompagnata da immagini di ieri e di oggi.

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